Già spunta la maxi-modifica col condono ALBERTO GENTILI il Messaggero 30-SET-2005
ROMA - Giulio Tremontì non è un novellino, di leggi finanziarie ne aveva già scritte tre. Ma mai aveva dovuto subire un assalto così massiccio dei colleghi-ministri. Colpa dei tagli, che vanno dal 10% al 50% dei bilanci dei singoli dicasteri, per un totale di 6 miliardi. Colpa della fretta: «Capisco le lamentele di tutti e mi dispiace di non aver potuto ascoltare e soddisfare le vostre richieste. Ma io questa Finanziaria l'ho dovuta scrivere in appena 60 ore ed è una Finanziaria difficilissima, di assoluto rigore...». L'astuto Tremontì. con la sponda di Gianfranco Fini e la benedizione di Silvio Berlusconi, ha però trovato un escamotage - la Soluzione - per portare a casa la manovra economica e sopravvivere a un Consiglio che ha imposto una diabolica cura dimagrante a tutti i dicasteri. Quattro ore di lamentele, di ministri con la faccia feroce e il piattino in mano. «Siamo nullatenenti», è stato il lamento più gettonato. «Non sei cambiato, Giulio. Sei quello di sempre...», ha ringhiato l'angelica Stefania Prestigiacomo. «Così non possiamo andare avanti, rischiamo di perdere le elezioni a causa dello scontento che innescheremo», ha sibilato Rocco Buttiglione. Ebbene, la Soluzione di Tremonti è un maxi-emendamento. Tecnica non nuova per la verità: ogni anno la Finanziaria viene riscritta (o quasi) alla vigilia di Natale. Ma nuova nella tempistica: non era mai accaduto che il governo varasse una Finanziaria e allo stesso momento decidesse di cambiarla. Di considerarla poco più di una bozza. «Abbiamo due strade», ha detto in apertura di riunione Tremonti. «O aspettiamo qualche giorno per il varo, oppure battezziamo oggi la Finanziaria e cominciamo subito a lavorare a un maxi-emendamento che tenga conto delle richieste politiche». Obiettivo non dichiarato del supermimstro: evitare di trattare con i ministri prima, e con i parlamentari poi. Ma aprire un'unica trattativa con i partiti. La Soluzione-Tremonti è stata sostenuta da Fini. A conclusione del rosario di proteste ministeriali il vicepremier ha dispensato camomilla: «E' deciso. Ora la Finanziaria e poi, a saldo invariato, prenderemo in considerazione le richieste dei singoli ministri nel maxi-emendamento». E non c'è nessuno, né nel governo, né nei partiti, che non dia per scontata - per rispettare il saldo - l'adozione di un nuovo condono fiscale. Gettito presunto: 3 miliardi. Tremoliti in persona ha prospettato l'ipotesi nel vertice notturno, quello finito alle 6 del mattino: «Nessuno di noi vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani, e allora un condono forse si renderà inevitabile...». Silenzio-assenso in sala.
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