Berlusconi: avanti tutta sul Mose: "Tra sei anni Venezia al sicuro". Cacciari: "Danni irreversibili" Roberto Bianchini GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE 2005 LA REPUBBLICA
ROMA — II Mose non si ferma. Il grande sistema di dighe mobili che dovrà salvare Venezia dalle acque alte eccezionali, andrà avanti a dispetto delle polemiche, delle denunce, della contrarietà del sindaco-filosofo, dei ricorsi degli ambientalisti alla Commissione Europea e degli assalti dei no global ai cantieri. A dire la parola conclusiva, «mettendo alle spalle definitivamente l'ipotesi di poter fermare i lavori», è stato Silvio Berlusconi, intervenuto personalmente, ieri pomeriggio, a presiedere a Palazzo Chigi la riunione del Comitato interministeriale per Venezia, il ponte di comando peri lavori di salvaguardia della città lagunaret che non si riuniva da due anni. «E un'opera epocale ormai decisa—ha detto il premier—come il ponte sullo stretto di Messina, che sarà sicuramente realizzato, e il traforo del Frejus. Tutti i dubbi che ancora aleggiavano nell'aria sono stati risolti». Anche quelli finanziari, assicura il premier. Per il Mose, che verrà a costare 4 miliardi e 300 milioni di euro (1,2 quelli stanziati finora) e dovrebbe venir completato nel 2011, il Cipe metterà a disposizione il mese prossimo altri 700 milioni di euro, per consentire ai lavori di procedere spediti nel rispetto dei tempi. Sono bastate un paio di orette al premier, che era affiancato dai ministri Lunardi e Matteoli, per liquidare la questione, senza nemmeno affrontare il tema, scottante, e caro al sindaco di Venezia Massimo Cacciari, di possibili alternative al Mose. «Indietro non si torna, il Mose da tutte le garanzie, e sarà decisivo perla soluzione di un problema di sempre» taglia corto Berlusconi. «Capitolo chiuso, non esistono alternative al Mose se non nella fantasia di qualcuno» esulta il governatore del Veneto Giancarlo Galan. Non è per nulla convinto, invece, nonostante abbia trovato «simpatica» la riunione, Massimo Cacciari. «Per me la discussione non è affatto chiusa, nel senso che ci sono idee e progetti alternativi che vanno discussi perché non sono mai stati presi seriamente in considerazione. Se vorranno discuterli bene, altrimenti ne discuterò da solo con la città». Non si sogna, Cacciari, di fermare i cantieri («Non ho alcun potere per farlo») nonostante ne abbia rilevato la «difformità» rispetto a tutti gli strumenti urbanistici. Però mette in guardia da un'opera «irreversibile, pesante, non flessibile», che «tradisce quanto stabilito dalla legge» che parlava di gradualità e reversibilità. Il sindaco, in compenso, porta a casa la promessa di qualche soldino per le altre opere di manutenzione e salvaguardia della città che gli stanno a cuore: 38 milioni di euro l'anno per 10 anni a Regione ed enti locali (129 milioni su 380 andranno al Comune) che il premier si è impegnato, rifinanziando la legge speciale per Venezia, a far inserire da subito nella Finanziaria nonostante che «la coperta sia corta e i soldi pochi». Per il resto, «si vedrà». Non lo dicono, quelli del centrosinistra, ma sperano nel nuovo governo. «Chiederemo a Prodi di inserire nel programma dell'Unione lo stop al Mose e al ponte sullo stretto di Messina» annuncia il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, che giudica l'opera lagunare «faraonica e inutile».
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