POLEMICHE Proteste e reazioni all’annuncio del ministro Buttiglione che la Venere di Botticelli potrebbe volare a Tokio per una mostra di Sonia Renzini 28/09/2005, L'Unità, Firenze
L’unica volta che l’opera venne trasferita fu nel 1939 per volere di Mussolini I rischi per una tela di così grandi dimensioni E nel balletto dei prestiti la Venere di Botticelli finisce in Giappone
«La Venere di Botticelli in Giappone? Manon scherziamo, se i giapponesi la vogliono vedere verranno a Firenze, come hanno sempre fatto».
È seccata e irritata la storica dell’arte Paola Barocchi. La notizia che il capolavoro del Botticelli potrebbe di qui a poco volare in Giappone, come annunciato dal ministro ai Beni culturali Rocco Buttiglione, è un fulmine a ciel sereno che provoca incredulità e sconcerto tra gli storici dell’arte e gli addetti ai lavori dei musei fiorentini. Preoccupati della tutela di una delle opere simbolo del Rinascimento e della cultura fiorentina.
Anche in considerazione delle dimensioni notevoli del dipinto, 172,5 per 278,5 centimetri. Non a caso dal dopoguerra l’opera non ha mai abbandonato gli Uffizi e l’unica volta che lo ha fatto è stato nel 1939 quando per volere di Mussolini fu trasferita negli Stati Uniti per una mostra. Ora a farle fare un bel viaggetto ci riprova il ministro Buttiglione, come ha prospettato lunedì scorso da Nagoya, dove si trovava al termine della cerimonia di chiusura dell’esposizione universale di Aichi.
«I giapponesi vorrebbero portare qui la Venere di Botticelli - ha detto il ministro facendo il punto sul futuro degli scambi culturali tra il nostro paese e Tokyo - Fra il 2007 e il 2008 dovrebbero arrivare qui 50, 60 opere del nostro Rinascimento, ma dai colloqui che ho avuto ho notato una grande enfasi per il periodo del ’400 e del ’500, e per le opere di Raffaello».
Ma su un’eventualità del genere cade una pioggia di proteste. Provocando imbarazzi e freddezza nel migliore dei casi. Il soprintendente al Polo museale fiorentino Antonio Paolucci si trincera dietro un lapidario no comment.
«Non ho niente da dire - dice il soprintendente - non so assolutamente niente di questa vicenda». E chi parla lo fa solo per criticare il ministro. Assolutamente contrario anche il direttore del Dipartimento di studi sul Rinascimento, manierismo e arte contemporanea della Galleria degli Uffizi di Firenze Antonio Natali che aggiunge: «Se fosse davvero così non mi scandalizzo più.Vedo che gli intellettuali oggi non reagiscono per non rischiare di perdere qualche opera per la loro mostra. A differenza di quelli di una volta che erano disponibili perfino ad affrontare la galera per difendere le loro idee».
Insorge anche il sindacato per i Beni culturali.
«Il ministro pensi alla sicurezza dei nostri musei - dice Giulietta Oberosler della Funzione pubblica per la Cgil di Firenze - che la Venere sta bene anche a casa sua». E Enzo Feliciani della Uil aggiunge:«Mi sembra un modo formidabile per danneggiare le opere d’arte oltre che un’iniziativa senza senso. Ci sono opere che si identificano talmente con i luoghi che le ospitano che toglierle da lì sarebbe semplicemente assurdo. Un po’ come se togliessimo la Monnalisa dal Louvre di Parigi».
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