PESARO: Troppi gioielli “invisibili” in centro di ELISABETTA ROSSI Il Messaggero, PESARO, Domenica 25 Settembre 2005
Viaggio guidato dalla storica dell’arte Calegari nel patrimonio trascurato
Una mappa per scovare il tesoro. Con tanto di croci e punti cardinali, in perfetto stile corsaro, che portano dritti al bottino. E senza dover attraversare i sette mari o superare le colonne d’Ercole. Basta piantarsi al centro di piazza del Popolo, seguire il tracciato, per scoprire infine che il tesoro è dietro l’angolo. Che in realtà è lì da tempo. Alla portata di tutti. Ma di cui molti, troppi, non hanno ancora capito il valore. A disegnare la mappa della “caccia al tesoro” cittadino è la storica d’arte, Grazia Calegari, che di tutti i gioielli di Pesaro, vuole riportare l’attenzione su 6 monumenti in particolare: Chiesa dell’Annunziata, Cattedrale, Palazzo Ducale, Rocca Costanza, Chiesa del Nome di Dio e Palazzo Mazzolari-Mosca. Sei “eccellenze”, come le definisce la Calegari, da cui partire per un serio rilancio della città, del centro storico e dell’economia, in chiave culturale. Non solo mare, quindi. Soprattutto quando il meteo - e il tempo inclemente di quest’anno insegna - minaccia di far naufragare l’estate balneare. Non solo Rof. Venti giorni di gloria non bastano a compensare il “vuoto” degli altri trecento circa. Ben vengano le abbuffate dei week end enogastronomici, finalizzate a rilanciare luoghi e prodotti dell’entroterra. Ma per la città in senso stretto, per una Pesaro viva tutto l’anno, occorre puntare sulla riscoperta dei suoi gioielli. Tenere intanto accesi i riflettori sulle opere segnate sulla mappa. Una prima mossa per cercare di risvegliare in tutti i pesaresi, cittadini e amministratori, la coscienza delle proprie ricchezze, un’identificazione con il luogo e le sue attrattive, che porti ad aggiungere altre icone – oltre al mare, la “Palla”, la faccia di Rossini e qualcos’altro - sulla cartolina della città. Un viaggio a tappe, in cui le fermate, come precisa la Calegari, sono molte di più di quelle indicate. Pensiamo ai Musei civici, alla Sinagoga, al museo Oliveriano, ai Portali delle diverse chiese, fino ad arrivare a Villa Caprile. Passando attraverso la Domus di via dell’Abbondanza o quella di piazzale Matteotti. Tutti tesori su cui si dovrebbe discutere, aprire parentesi. Ma, visto che da qualche parte bisogna pur cominciare, la Chiesa dell’Annunziata offre già diversi spunti. Aperta di recente al pubblico e ai fedeli per supplire alla chiusura del Duomo in fase di restauro, le porte della chiesa rischiano di serrarsi di nuovo ora che sono giunti al termine i lavori nella Cattedrale. E di lasciare al buio, chissà per quanto altro tempo ancora, un prezioso scrigno che racchiude altri tesori. Chi ha avuto modo di entrare avrà infatti sicuramente notato l’“Annunciazione” sopra l’altare maggiore. Raro esempio di scultura barocca, in stucco, realizzata dall’artista bolognese Giuseppe Mazza (1653-1741). Dopo i lavori di restauro terminati nel 2000, si era ben pensato di utilizzare la chiesa per mostre, convegni e come sala da concerto. Che, a parte qualche raro e passato evento, non sono poi stati più riproposti. Da via dell’Annunciazione si prende poi la strada verso il Duomo. Con la prossima riapertura, si tornerà di nuovo a parlare, e di fatto non si è mai smesso, dei famosi mosaici. Del problema della loro valorizzazione, su cui si è da ultimo espresso lo stesso assessore ai Beni storici, Paolo Sorcinelli, in relazione ai lavori che si stanno portando avanti sulla Domus di via dell’Abbondanza. Che rischiano di fare la stessa fine dei mosaici del Duomo, per il recupero dei quali, «si è giocato al ribasso – ha detto l’assessore - all’insegna del “chi ha visto, ha visto”». La tappa successiva è a Palazzo ducale, sede della Prefettura e contenitore di tesori, come il salone Metaurense e la sala Laurana, che meritano ben più di una citazione. Dopo qualche passo in direzione piazzale Matteotti, si arriva a Rocca Costanza, sulla quale, dopo la parentesi musicale estiva, la Calegari ripone le speranze per la creazione di una sala delle sculture. «Lo sosteneva anche Eliseo Mattiacci – dice la storica – e con i grandi artisti che abbiamo, come Nanni Valentini, Pomodoro, lo stesso Mattiacci, Pesaro potrebbe diventare la “città della scultura”». Da piazzale Matteotti ci si muove in direzione Corso, verso la Chiesa del Nome di Dio di via Petrucci, la cui apertura al pubblico viene garantita solo in particolari, e ancora poche, occasioni. Ultimo e non certo per importanza, il Palazzo Mazzolari-Mosca di via Rossini, sede degli uffici dell’assessorato alla Cultura. Nell’edificio si troverebbe l’eredità dell’eclettica marchesa Vittoria Mosca, che al momento della morte nel 1855, ha donato tutti i suoi beni alla città. «Mobili, quadri, tessuti, collezioni e suppellettili di vario tipo – conclude la Calegari – ammassati chissà dove e come nei depositi e stanze del Palazzo».
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