Venezia. «Micro donazioni dei residenti e conquista dei social. Così i musei possono superare la crisi» Fiorella Girardo Corriere del Veneto, Venezia e Mestre 6/1/2021
Resta caldo il dibattito a Venezia circa la chiusura dei Musei Civici fino al 1° di aprile comunicata dal sindaco Luigi Brugnaro. Ieri anche le Sezioni Anpi Sette Martiri e Erminio Ferretto sono scese in campo a difesa dell’apertura ricordando le finalità che la Costituzione attribuisce alla cultura, «non merce in esposizione da cedere al miglior offerente, ma luogo tramite il quale operatori qualificati promuovono la formazione del cittadino». E mentre aumentano le adesioni all’appello lanciato dalla rivista Ytali «per non uccidere la cultura a Venezia», sorge la domanda se esista una terza via che tenga conto della situazione pandemica e delle sue ricadute economiche, senza privare la città del suo patrimonio culturale. «Certamente, in situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo, esistono azioni che possono essere messe in atto». A parlare è Francesco Casarin, ordinario di Marketing dell’arte e della cultura di Ca’ Foscari. «Quando chiude un museo non chiude solo un’istituzione, ma chiude un po’ la città. La missione istituzionale del museo va oltre l’aspetto puramente economico e non può ridursi solo a questo, d’altra parte è opportuno tenere presenti le esigenze della forza lavoro e del bilancio».
Come se ne esce allora? «Sono due le cose che i musei potrebbero fare: innanzitutto attivare tutti gli strumenti di presenza online continuando a mantenere l’attenzione sull’istituzione museale, dalla presenza sui social alla digitalizzazione delle opere d’arte alle visite virtuali. I musei possono approfittare di questa particolare situazione per aumentare la propria autorevolezza e la propria reputation online».
E la seconda cosa? «L’attivazione di iniziative di micro donazione da parte dei residenti e la loro fidelizzazione. E’ vero che i veneziani non pagano il biglietto ma possono attivare altri centri di ricavo collocati all’interno del museo, come il bookshop e il caffè».
Cosa intende per fidelizzazione? «Un vantaggio conseguibile potrebbe essere l’aumento dell’intensità della partecipazione del residente al museo. La fruizione del museo potrebbe essere diversa con un’esperienza più appagante. Uno dei grandi problemi è che l’affollamento turistico porta a una riduzione della qualità della visita anche per il residente. L’esito è una disaffezione e il venir meno di una self identity ».
Cosa stanno facendo i altri musei stranieri? «All’estero sono attive le maggiori istituzione museali sul fronte del digitale e dei servizi alla collettività. La situazione italiana è palesemente più arretrata».
Si riferisce alle attività sui social network? «I social sono strumenti fondamentali e irrinunciabili, la situazione emergenziale nasconde una vera opportunità per sviluppare quest’area. Instagram, per esempio, è particolarmente idoneo al mondo dell’arte e della cultura. Ma al di là dei siti web e la presenza sui social, c’è l’uso creativo che si fa di questi strumenti. È importante saper creare motivi di interesse e di coinvolgimento del pubblico. Ma in Laguna ci sono musei anche di livello mondiale ancora privi di siti web istituzionali almeno accettabili».
La soluzione? «Questa situazione emergenziale permarrà perlomeno durante la campagna di vaccinazione, terze vie basate su questi due pilastri potrebbero costituire una soluzione di compromesso che contempera vantaggi e svantaggi». |