San Casciano dei Bagni (Siena). Lì dove c’erano le terme, ora c’è un santuario Ivana Zuliani Corriere Fiorentino - 4/8/2020
Una scoperta così non se l’aspettavano neppure loro, gli archeologi che in mezzo a fango e acqua calda cercano tracce di storia nell’area attigua al Bagno Grande, il luogo simbolo della stazione termale di San Casciano dei Bagni.
Quando hanno iniziato a scavare pensavano di indagare «semplici» strutture termali di età romana e invece hanno trovato, vicino a una sorgente di acqua calda, un gigantesco santuario dedicato al dio Apollo di 2000 anni fa. Il team internazionale che porta avanti la campagna di scavi, ha portato alla luce i resti di un recinto sacro con un basamento e un’iscrizione di età imperiale che comincia con Apollini scacrum pro salute... , che risalirebbe alla Roma Imperiale.
Già dalla metà del Cinquecento si conoscevano iscrizioni dedicate ad Asclepio/Esculapio, Igea e ad Apollo che celebravano le proprietà salutari delle sorgenti di acqua calda della zona, ma questa «è una scoperta epocale per San Casciano dei Bagni» afferma il soprintendente Andrea Muzzi. «Abbiamo finalmente la certezza che in questa valle sacra un grande santuario dedicato ad Apollo circondasse le sorgenti più calde». Per Muzzi è anche una metafora: «Dopo questi difficili mesi di pandemia, uno scavo in concessione sul nostro territorio riporta alla luce un santuario salvifico dedicato ad Apollo: un meraviglioso augurio».
Insieme all’epigrafe, che gli archeologici definiscono eccezionale, ci sono offerte votive come orecchie in bronzo e piombo che alludono alle forze guaritrici del dio. «Il piombo è sacro, prima di Apollo, all’etrusco Suri. Dal materiale che emerge possiamo immaginare che il culto presso le sorgenti termali preceda ancora i romani e affondi nell’epoca etrusca. Una storia che l’archeologia potrà scrivere con le prossime campagne di scavo» commenta il coordinatore del comitato scientifico del progetto Jacopo Tabolli. Le indagini, in concessione al Comune di San Casciano dei Bagni dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, con la partecipazione dell’associazione locale «Eutyche Avidiena», sono partite nell’aprile dell’anno scorso da un progetto in collaborazione con i ricercatori delle Università di Siena, Pisa, Dublino e Cipro. «Come in ogni scoperta ci vuole un po’ di fortuna, ma non è casuale: è frutto di un lungo lavoro di ricerca» commenta il direttore degli scavi Emanuele Mariotti. «È stata un’emozione fortissima, un ritrovamento non usuale per queste zone». L’anno scorso avevano iniziato a scavare vicino, ma quest’anno si sono spostati in un’altro punto «che credevamo migliore». Hanno avuto ragione. |