Firenze. La quarantena della cultura Enrico Nistri Corriere Fiorentino - 9/8/2020
Uno dei modi migliori per comprendere se una nazione è capace di guardare al futuro è valutarne la capacità di coltivare la memoria del passato. Purtroppo l’Italia non è mai eccelsa in questo campo, e l’articolo di Gian Antonio Stella, ieri sul Corriere , sulla penosa condizione delle biblioteche statali ne è una conferma. Il taglio delle risorse economiche e umane ferisce in particolare Firenze, che condivide con Roma il privilegio di ospitare una Biblioteca Nazionale Centrale, ovvero una biblioteca cui deve essere conferito tutto quello che viene pubblicato nella penisola, dai dépliants alle enciclopedie. O meglio dovrebbe, visto che l’elusione della norma è elevata, specie per le edizioni più costose.
La Nazionale è una risorsa per l’Italia, ma lo è anche per Firenze: la disponibilità della quasi totalità delle pubblicazioni dell’Italia unita, per tacere delle collezioni preunitarie, degli incunaboli, delle cinquecentine, ne ha fatto una meta obbligata per gli studiosi. La biblioteca ha costituito anche una fonte di occupazione qualificata, con i 400 dipendenti cui dava lavoro sino alle soglie del terzo millennio. Purtroppo, come ha documentato pure Edoardo Semmola sul Corriere Fiorentino di ieri, la crisi della Nazionale rappresenta uno dei tanti sintomi del declino di Firenze, anche come capitale culturale. I suoi dipendenti oggi sono appena 23: un calo disastroso. La colpa è in parte colpa dei pensionamenti e del ritardo nell’espletamento dei concorsi, ma anche di scelte politiche, spesso bipartisan. Certo, l’informatica ha ridotto le esigenze di personale qualificato. Certo, con i bibliotecari, sono diminuiti anche i frequentatori, e non solo alla Nazionale. Molte opere sono state scannerizzate e sono disponibili gratuitamente su internet. Le chat hanno sostituito gli scambi di opinioni nella sala degli schedari ed è lontano il tempo in cui per un laureando accedere al prestito e alla sala di consultazione con la «malleveria» di un cattedratico era un po’ come per un giovane romano indossare la toga virilis dopo la toga praetexta . Ma non tutta la cultura è visualizzabile su Google books. L’emergenza Covid ha solo contribuito ad aggravare una situazione già compromessa. Di conseguenza è più che comprensibile la delusione per la mancata apertura agostana, compensativa della lunga chiusura primaverile, e per le farraginose disposizioni in materia di sanificazione, con i volumi condannati a giacere in isolamento per settimane: la quarantena dei libri rischia di preludere a una quarantena della cultura. |