Quegli abbaini sui tetti e il degrado urbano che minaccia Milano Giangiacomo Schiavi Corriere della Sera - 7/8/2020
Una segnalazione: che cos’è quel manufatto sui tetti della storica villa Mozart? Poi un’altra: chi ha autorizzato cappuccine e abbaini sul palazzo storico di piazza Scala? Infine, dalla finestra sul cortile di via Valpedrosa, una foto e una domanda: che succede con gli scavi nella zona di piazza San Sepolcro, dove c’era l’antica Mediolanum? Nelle lettere d’agosto Milano aggiunge alla polemica su movida e monopattini quella sui sopralzi.
C’erano una volta gli abbaini abusivi e i piani interi che l’ingegner Ligresti conquistava per i suoi palazzi con la compiacenza degli uffici dell’Edilizia privata: ma era la Milano da bere e certe storie sono finite in Procura. Oggi c’è uno stillicidio di interventi privati che appaiono come scempi a un’architettura rigorosa e pulita, lo stile del Novecento a Milano.
Villa Mozart, davanti all’altra storica dimora dei Necchi Campiglio, a due passi da corso Venezia e dai fenicotteri di casa Invernizzi e dei palazzi di Portaluppi e Giò Ponti, ne è l’esempio. Sul tetto dell’edificio, un gioiello degli anni Trenta di gusto decò, sintesi tra artificio e natura, «una profezia dell’ambiente che vorremmo», lo descrive l’architetto Cino Zucchi, appare da qualche mese un enorme parallelepipedo di dubbio gusto estetico. Scrive Monica Vallardi, a nome dei condomini di via Melegari: «Il sindaco e le sovrintendenze sono al corrente di questo sfregio a un vero e proprio monumento?». Villa Mozart, interamente coperta dai rampicanti, resta una gioia per gli occhi e l’attuale proprietà: Giampiero Bodino — creatore eclettico e visionario di haute joaillerie, direttore artistico del gruppo Richemont e attualmente di una propria maison — ne ha fatto il suo quartier generale. Il parallelepipedo dovrebbe contenere un locale ascensore e i lavori risultano autorizzati. «Possibile che non ci siano vincoli da parte della sovrintendenza?», si chiedono i firmatari della lettera al Corriere. «Purtroppo è possibile», dice l’architetto Zucchi, che a suo tempo aveva sollecitato una tutela per gli edifici del Novecento milanese, quelli che all’estero vengono studiati come modello di urbanistica. Stesso discorso per la struttura che sovrasta l’edificio a fianco della Scala, sul lato sinistro di Palazzo Marino, che il lettore ha fotografato prima e dopo: quel cupolone è un abbellimento o un piano panoramico conquistato, a dispetto dell’estetica e del vincolo storico?
Dall’alto al basso si arriva a piazza San Sepolcro: qui, da una finestra sul cortile, Laura Panno, docente di estetica a Brera, ha fotografato i ruderi che affiorano dopo la demolizione del garage Sanremo, nel cuore delle Cinque Vie, dove la vecchia Milano rimanda all’antico Foro romano. Il parcheggio era un’ingombrante presenza in un’area di prestigio, e la demolizione si può considerare un passo avanti contro il degrado. Ma l’hotel che sorgerà al suo posto, con i suoi cinque piani, lascia qualche dubbio. C’è un disegno urbano per l’intera area con edifici storici che risalgono al Quattrocento?, si chiede la docente. Risposte dalla Sovrintendenza attendonsi. Ma c’è anche chi annuncia battaglie legali: lo stile Milano, con l’architettura che ha segnato il Novecento, merita di essere difeso. |