Possagno. Scatta un selfie e sfregia la Paolina Stefano Bensa, Milvana Citter Corriere del Veneto, Padova e Rovigo - 2/8/2020
POSSAGNO (Treviso) È successo tutto in un attimo, così velocemente da non permettere al personale di intervenire: il turista straniero che ammira la Paolina Borghese di Antonio Canova (l’opera in gesso servita allo scultore per realizzare quella in marmo esposta alla Galleria Borghese di Roma), il cellulare rivolto verso di se per scattarsi un selfie e quella pressione esercitata sui fragili piedi della statua. Risultato: due dita staccate e visitatore in fuga precipitosa. È questa la ricostruzione di quanto avvenuto venerdì alla Gipsoteca di Possagno, nel Trevigiano, il museo delle opere del Canova la cui Fondazione è presieduta da Vittorio Sgarbi. A spiegare la dinamica dell’incidente sono stati lo stesso Sgarbi e i vertici del museo, con altrettanti post che hanno scatenato un’indignazione generale.
Secondo il critico d’arte, che ha sporto denuncia ai carabinieri, il «colpevole» sarebbe un turista austriaco ripreso dalle telecamere di videosorveglianza della struttura, un uomo che, assicura al Corriere del Veneto , sarebbe stato identificato ma non ancora rintracciato. «Spero che lo prendano in fretta e che venga trattenuto almeno uno-due giorni: deve capire la portata dell’inaudita stupidaggine che ha commesso. Mi auguro inoltre che sia processato in Italia» sbotta un indignato Sgarbi in viaggio verso Sutri, il Comune del Viterbese di cui è sindaco. Il presidente della Fondazione Canova non sembra particolarmente preoccupato dal danno materiale causato all’opera custodita a Possagno dal 1829 (che sarà restaurata) ma parla di «oltraggio» all’arte e al buon senso. «Si tratta di un episodio clamoroso - afferma - che non viene da visitatori italiani, né da extracomunitari, ma da un incosciente turista austriaco che ha ritenuto di mettersi in posa per una foto di opportunità sedendosi sulla Paolina Borghese, spezzandole le dita del piede». Ed è qui che scatta l’appello agli inquirenti: «Chiedo chiarezza e rigore alle forze dell’ordine e alla magistratura - attacca Sgarbi - individuando il vandalo incosciente, e non consentendogli di rimanere impunito e di rientrare in patria. Lo sfregio a Canova è inaccettabile».
Ma com’è stato possibile un incidente del genere? A giudizio del critico d’arte non ci sarebbe stato alcun difetto di sorveglianza: «I custodi erano in servizio ma le opere sono molte», puntualizza Sgarbi. Anche la direzione del museo garantisce di essersi mossa immediatamente: «In pochi minuti - scrive la Gipsoteca in un post - i nostri guardiasala hanno rilevato il danno dandone l’allarme. Subito è stata dichiarata la situazione di emergenza».
Ora l’opera in gesso sarà affidata ai restauratori, che dovranno «rimontare» le dita. Mentre il museo si appella al buon senso dei visitatori. «Il nostro patrimonio deve essere tutelato: adottare un comportamento responsabile rispettando le opere - esortano i vertici - non è solo un dovere civico, ma un segno di rispetto per ciò che testimonia la nostra storia e la nostra cultura e che va tramandato alle generazioni future».
Nel frattempo i carabinieri di Castelfranco Veneto indagano sulle immagini delle telecamere e sui nominativi dei turisti che, venerdì, hanno visitato la Gipsoteca. L’obiettivo è identificare in fretta il vandalo. Le immagini sono chiare e hanno ripreso i movimenti dei turisti, compreso quello che si è appoggiato sulla statua. La sua identità, tuttavia, non è ancora certa. Ad ogni modo tutti gli ingressi sono registrati, anche per il rispetto delle misure anti Covid-19 e i nominativi di chi varcato la soglia della Gipsoteca sono stati consegnati ai carabinieri. |