Roma. Scuola butta i libri in strada: «Erano vecchi» Erica Dellapasqua Corriere della Sera - Roma 18/7/2020
Casal Bruciato, choc nella media Piersanti Mattarella. Il caso rivelato su Fb da un’ex consigliera comunale di Sel. La vicepreside: si trattava di ottimizzazione degli spazi per l’emergenza Covid
Hanno buttato anche i libri, assieme ai banchi arrugginiti e agli armadi smembrati. Quegli uomini - il personale della scuola o anche gli insegnanti? - li hanno portati in braccio fino al cortile, verso i banchi, ma poi improvvisamente hanno allentato la presa e li hanno lasciati sprofondare giù, di proposito. Infatti se ne sono subito andati lasciandosi alle spalle il tonfo di qualcosa che rotola in fondo alle scale.
Così eccoli lì, i libri buttati, sulle scale della scuola media di Casal Bruciato che prima si chiamava di via Cortina e che poi ha cambiato nome in Piersanti Mattarella, omaggio al fratello ucciso del presidente della Repubblica, e dove questa settimana si dovevano trovare nuovi spazi, a tutti i costi, per l’emergenza Covid. Dopo la scena di quelle persone che gettavano i libri è scoppiata la polemica, come era già successo nel più lussuoso liceo Caetani di viale Mazzini, nel quartiere Prati, dove però erano stati gli studenti - uno sconcerto per il preside - a disfarsi dei volumi durante l’occupazione: qui, invece, la scuola si difende sostenendo che erano solo cose vecchissime, così sotto le foto pubblicate su Facebook da Annamaria Cesaretti, ex consigliera comunale di Sel che era presente, i commenti sono esterrefatti.
Ora la situazione non è più quella delle fotografie. Ieri mattina sulle scale non c’era più nulla. La scuola è stata chiusa, liberata, ed è pronta ad accogliere - perché adesso, dicono i responsabili, c’è posto - tutti gli alunni. Quindi, in qualche modo, l’obiettivo è stato raggiunto. Invece nei giorni passati le grandi pulizie delle aule hanno restituito immagini davvero inaspettate. Giovedì infatti chi, passando lì fuori, ha visto, ha deciso di intervenire, di oltrepassare il cancello della scuola e chiedere cosa stesse succedendo: ma perché, hanno voluto sapere, li state trattando così? Gli è stato risposto che era per via dell’emergenza coronavirus, che appunto serviva fare spazio e che loro, in quanto aiutanti, stavano solo eseguendo, spostando da una parte all’altra cose che erano già state catalogate: «non buttare», «preservare», «non toccare». Passanti e genitori, increduli e sconcertati, hanno allora raccolto e salvato quei libri, portandoli via da quella scuola.
Col racconto dell’episodio su Facebook sono poi arrivate le reazioni. «Una scuola che butta i libri per sanificazione Covid - ha scritto la Cesaretti -: non andò tutto bene e non imparammo niente da tre mesi di quarantena». E poi sotto tantissimi altri commenti e faccine arrabbiate: ma perché???, chissà quanti ne avevano già buttati, regalarli pareva brutto?, che scena terribile. C’è chi prova a mediare, obiettando che «sul posto non c’era sicuramente il personale insegnante», ma poi subito sotto si precisa che «gli insegnanti stanno svuotando le aule: il personale di sua iniziativa non può di certo buttare niente». In effetti comunque anche la scuola, che non vorrebbe si creasse un caso attorno a una questione che dovrebbe essere - smorza la vicepreside - squisitamente pratica, ammette: «Non si tratta di sanificazione, quella verrà dopo, ma di ottimizzazione degli spazi - spiega la vice Raffaella Cantone -. Quelli buttati erano tutti libri personali dei professori, c’erano situazioni da accumulatori seriali, erano per lo più riviste e materiali di laboratorio, nulla a scopo didattico». Ma, simbolicamente, l’idea di buttare dei libri? «Ripeto, erano reperti di alcuni professori, non c’è niente di simbolico». |