Roma. Beni Culturali, torna il «tesoretto» del gioco del Lotto Antonello Cherchi Sole24ore, 02/01/2020
Il meccanismo escogitato da Veltroni ministro del primo governo Prodi è di nuovo attuale: la Manovra mette sul piatto una dote di 23 milioni per il 2021 e 33 per gli anni successivi
Quanto valgono i musei italiani?
La dea bendata aiuta la cultura. La Manovra appena approvata mette a disposizione della tutela e valorizzazione del patrimonio una dote (23 milioni di euro per il 2021 e 33 per ciascuno degli anni dal 2022 al 2035) che arriverà dalle giocate del Lotto. Il meccanismo non è nuovo. Fu, infatti, introdotto nel 1996 dalla legge 662 (l’allora Finanziaria), che aveva previsto fino a 300 miliardi di lire l’anno, raccogliendoli attraverso nuove giocate infrasettimanali. Poi, pian piano, quelle risorse si erano assottigliate.
Il calo delle risorse Il calo è evidente, in particolare, negli ultimi quindici anni. Nel 2004, infatti, dalle giocate del Lotto continuano ad arrivare oltre 134 milioni di euro, che diventano 154 nel 2005 e 2006. Seppure a quel punto la lira è andata in archivio, si è, comunque, sui valori limite massimi indicati nel 1996. E grazie a quelle risorse vengono portati avanti progetti di restauro e di valorizzazione di beni culturali. Dal 2007 inizia la discesa. I fondi del Lotto si assottigliano e diminuiscono sempre di più con l’ingresso del Paese nella crisi economica. La necessità di reperire risorse e il diktat della spending review limano progressivamente i fondi del Lotto per la cultura, fino ai poco più di 22 milioni del 2014. Da quel momento, le minori risorse che il gioco continua a far affluire ai Beni culturali vengono utilizzate non più per i restauri, ma per la copertura dei contratti del personale di Ales Spa, la società in house del ministero.
Le differenze con la norma del 1996 Il legislatore ha avuto buon gioco nell’operare il taglio, perché la norma del 1996 non aveva previsto una quota precisa di incassi delle estrazioni da girare a musei, archivi e monumenti. Aveva più genericamente stabilito che «una quota degli utili derivante dalla nuova estrazione del gioco del Lotto, non superiore a 300 miliardi di lire», venisse utilizzata per «il recupero e la conservazione dei beni culturali, archeologici, storici, artistici, archivistici e librari, nonché per interventi di restauro paesaggistico e per attività culturali». Dunque, era possibile rimodulare anno per anno la parte di risorse da trasferire dal gioco alla cultura. Il trend della programmazione delle risorse del Lotto destinate alla cultura negli anni 2004-2014. Mln di euro (Nota: dal 2014, a causa dell'esiguità delle somme disponibili, le risorse non sono state più programmate, ma utilizzate per la copertura dei contratti di Ales Spa, la società in house dei Beni culturali)
L’evoluzione del meccanismo E così il meccanismo ideato da Walter Veltroni quando era ministro dei Beni culturali - sulla scorta di quanto già si faceva in altri Paesi, per esempio in Gran Bretagna, dove la lotteria aiuta anche i beni culturali - è stato via via ridimensionato. Il rubinetto dei soldi del gioco ha iniziato a riaprirsi qualche anno dopo, quando la legge 208 del 2015 (la legge di Stabilità) ha assegnato 10 milioni a partire dal 2016 alla cultura, prelevandoli sempre dalle estrazioni del Lotto. Un altro piccolo incremento è arrivato quest’anno con il decreto legge 59, che ha aggiunto 19,4 milioni di euro per il 2019 e altrettanti per il 2020 alle risorse che il gioco destina alla cultura. Fondi che dal 2021, grazie all’ultima manovra, cresceranno ancora.
L’avvento del Fondo tutela del patrimonio Le previsioni della norma del 1996 restano ancora lontane, ma c’è da registrare un’inversione di tendenza. Allo stesso tempo, va ricordato che alla diminuzione degli aiuti del Lotto è corrisposto negli ultimi anni un maggior stanziamento in favore della cultura in altri capitoli di spesa. Per esempio, nel 2016 è stato istituito il fondo tutela del patrimonio con 100 milioni di dote, cifra che è stata rifinanziata anche per il 2020. C’è poi il piano strategico «Grandi progetti culturali», nato nel 2014 con cinque milioni di euro e che nel 2020 e 2021 potrà contare su oltre 55 milioni per ciascun anno. E ci sono i vari fondi di investimento, che per il 2020 stanziano 170 milioni.
Gli altri canali di finanziamento Le politiche culturali, insomma, non si affidano solo alla fortuna. E che dopo anni di tagli il trend sia stato invertito lo dimostrano non solo le maggiori risorse provenienti dal Lotto, ma anche gli altri stanziamenti contenuti sempre nella manovra. Per esempio, i 10 milioni in più destinati al Fondo unico per lo spettacolo (Fus), il fondo di due milioni a partire dal 2020 per il funzionamento dei piccoli musei, i 75 milioni aggiunti alla dotazione del fondo cinema per permettere l’agevolazione fiscale a chi viene a girare film in Italia.
E ancora, lo stanziamento di un milione per ciascuno degli anni 2020-2022 a favore dei carnevali storici, il milione e mezzo in più che lo Stato darà dal 2020 alla Triennale di Milano, gli 800mila euro su cui potranno contare dal 2020 i festival del cinema italiano all’estero per promuovere l’immagine del nostro Paese. Stesso obiettivo viene perseguito con lo stanziamento di 500mila euro dal 2020 per il funzionamento dei teatri di proprietà dello Stato all’estero.
C’è, però, anche un segno meno: è quello del bonus cultura, rifinanziato per il 2020 con 160 milioni. Originariamente nel 2019 ne erano stati previsti 240 (anche se poi erano stati portati a 140). Il minor stanziamento costerà, molto probabilmente, un assegno più misero a chi compirà 18 anni nel 2020: da 500 a 300 euro. https://www.ilsole24ore.com/art/beni-culturali-torna-tesoretto-gioco-lotto-ACtkaB8?refresh_ce=1
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