Milano. Aree vincolate, la sfida al governo Andrea Senesi Corriere della Sera - Milano 2/7/2019
Da Assolombarda agli ecologisti, nasce il fronte del sì alle riqualificazioni. I 5 Stelle: noi tuteliamo il verde Allarme del Conservatorio: campus Rogoredo a rischio. Il Politecnico: soldi persi con i ritardi
Imprese, università, una parte del mondo ambientalista dicono no al cultura del No. In particolare no all’uso «ideologico» dei vincoli paesaggistici imposti dal governo per bloccare i progetti e arrestare così lo sviluppo di Milano. Il riferimento è ai quattro «alt» alla riqualificazione di altrettante aree della città. Ma i Cinque Stelle a Palazzo Marino rispondono: «Visioni diverse, difendiamo il verde».
Le imprese, le università, persino una parte del mondo ambientalista: la Milano che guarda alle Olimpiadi 2026 e all’orizzonte, indicato dal Piano di governo del territorio, del 2030 lancia l’appello: no al cultura del No. In particolare no all’uso «ideologico» dei vincoli paesaggistici imposti dal governo per bloccare i progetti e arrestare così lo sviluppo della città.
Il Marchiondi, piazza d’Armi, il giardino dei Giusti al Qt8. L’ultimo caso, altrettanto clamoroso, è quello raccontato dal presidente del Conservatorio Raffaello Vignali che vorrebbe trasferire a Rogoredo il nuovo campus universitario. «Dopo tre giorni è arrivata la notizia di un possibile vincolo paesaggistico sulla palazzina “ex chimici”. Il progetto prevede la creazione di aule, laboratori e una residenza mista dedicata agli studenti. Sarebbe previsto inoltre un auditorium da 350 posti per la didattica ma aperto anche al quartiere. Un vincolo creerebbe tantissimi problemi anche perché la palazzina è piena di amianto e non mi prenderei mai la responsabilità di sistemare i ragazzi in una palazzina a rischio. Se si mette un vincolo, rivaluteremmo la decisione di utilizzare la palazzina come sede, ma non il progetto di un campus che sarebbe unico in Italia e che potremmo valutare di spostare in un’altra area». Il progetto Conservatorio a Rogoredo è insomma a forte rischio.
Il convegno «L’approccio di Milano alla rigenerazione urbana: sviluppo e sostenibilità ambientale contro gli immobilismi di ritorno» che si è celebrato ieri a Palazzo Marino è stata la prova generale della nuova alleanza. Il direttore d’orchestra è l’assessore all’Urbanistica di Palazzo Marino Pierfrancesco Maran, che ha messo le mani avanti proprio in relazione ai lavori dei Giochi del 2026: «Quando un evento accade una volta è un caso, ma siccome siamo già a quota tre, siamo in presenza di un metodo, che se diventa strategia è un problema. Quindi sì che abbiamo qualche timore di eventuali vincoli posti all’ultimo momento su progetti legati alle Olimpiadi. È il motivo per cui in tanti si sono mobilitati anche in questo convegno, per difendere una posizione e perché questo non è un metodo di lavorare accettabile. Milano negli ultimi decenni ha superato queste logiche e a questo deve il suo successo».
Preoccupazioni condivise anche dal rettore del Politecnico Ferruccio Resta: «Riduciamo i vincoli per ridurre i tempi. Perché perdere tempo al giorno d’oggi è un danno erariale come sbagliare una procedura amministrativa». Anche il mondo delle imprese si associa alla battaglia contro «vincolo selvaggio». Stefano Venturi di Assolombarda: «Vogliamo una città bella e vogliamo salvaguardarne i patrimoni. Ma i tempi per gli operatori si devono accorciare». «Non vorremmo che le particolari attenzioni del ministero alla salvaguardia del passato bloccassero lo sviluppo e il futuro della città oggi sempre più protagonista nella serrata competizione mondiale tra le metropoli del terzo millennio», dice anche il presidente di Aspesi, l’associazione che riunisce gli imprenditori immobiliari, Federico Filippo Oriana. Chiude il «coro» l’ambientalista Enrico Fedrighini: «La rigenerazione urbana necessita di una leale collaborazione tra istituzioni e società. Usare il vincolo come strumento di propaganda è dannoso per la città e per lo stesso bene che si vorrebbe tutelare». |