Ville palladiane, Carlo perde la sfida con l'Italia Marisa Fumagalli 1 SET 2005 CORRIERE DELLA SERA
Principe e ambientalisti avevano fermato l'autostrada Valdastìco. Ora via libera dei giudici Chi esulta, chi promette denunce penali. «Non si azzardino a riaprire i cantieri — dice l'avvocato Gian Luigi Ceniti, rappresentante di un comitato oppositore della Valdastico Sud —. Ci rivolgeremo immediatamente alla Procura della Repubblica. L'ordinanza del Consiglio di Stato accoglie solo parzialmente la domanda di sospensione della sentenza del Tar del Veneto. Chiaro?». Mettiamola così: il margine per la vittoria ecologista c'è, ma appare piuttosto risicato. E potrebbe andare a finire con Berlusconi che batte Carlo d'Inghilterra. Nel senso che, per far marciare i lavori dell'autostrada della discordia, il premier s'era impegnato personalmente, bypassando le autonomie territoriali. Si da il caso, invece, che il principe sia presidente onorario di una Fondazione fortemente contraria al progetto. «Si calmino gli pseudo-ambientalisti», afferma, quasi stizzito, il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan. «Una guerra assurda, la loro. Faccio notare — aggiunge — che per la compatibilità ambientale il budget è salito da 560 a 998 milioni di euro». La Valdastico Sud, insomma, continua a scaldare gli animi, in un senso o nell'altro. Granitici, gli ecologisti (fra gli altri, Italia Nostra, Wwf, la Fondazione inglese The Landmark Trust, presieduta dal principe), nel sostenere che la costruzione di quel tratto d'asfalto, 54 chilometri da Vicenza est a Canda di Rovigo (appendice dell'A31, progettata negli anni Settanta e chiamata Pi-Ru-Bi, dai nomi degli sponsor politici de Piccoli, Rumor, Bisaglia), deturperebbe il paesaggio costellato da ville palladiane. «Una di queste verrebbe sfiorata, un centinaio di metri dall'autostrada — osserva Ceniti —. E' Villa Priuli Fogazzaro Maruffa, progettata da Baldassarre Longhena, l'autore della Salute di Venezia. Le fondamenta rischierebbero di cedere». Massimo Calearo, presidente degli industriali di Vicenza, taglia corto: «L'opera è fondamentale per lo sviluppo di un'area depressa, e non a caso, al di là del colore politico, sindaci e cittadini sono tutti d'accordo, a eccezione di una sparuta minoranza». Tant'è. Il ping pong delle sentenze non è finito. Gli oppositori avevano esultato quando, lo scorso giugno, il Tar aveva bloccato i cantieri, fatti aprire nel 2003 dal governo Berlusconi, nonostante il parere contrario del ministro dei Beni culturali. Ecco, ora, il provvedimento del Consiglio di Stato, a cui Regione, Provincia e Società concessionaria si erano appellate. L'ordinanza non entra nel merito della causa (che sarà discussa il prossimo 14 ottobre), concede, tuttavia, di continuare le gare d'appalto per l'esecuzione dei lavori. «Non certo di riaprire subito i cantieri», ribadisce Erasmo Venosi, portavoce dei Verdi di Vicenza. L'architetto veneziano Toni Foscari aveva affrontato il tema sul «Giornale dell'Arte». «L'autostrada e l'inquinamento acustico mi preoccupano — notava —. Ma quel che m'inquieta di più è che i Comuni interessati hanno detto sì alla costruzione, a patto di ottenere, ciascuno di loro, un casello autostradale. Confidando nell'insediamento di nuove attività manifatturiere. Con le prevedibili conseguenze: un ulteriore tassello di quella conurbazione veneta, fatta di capannoni e di confusi agglomerati edilizi». «Paesaggio e ville sono tutt'uno, e non è casuale che i gioielli palladiani siano stati costruiti in un luogo preciso. Un patrimonio da salvare», conclude Lorella Tonnellot-to, presidente di The Landmark Trust Italia, con sede a Villa Saraceno (Finale d'Agugliaro), 740 metri dall'autostrada.
Ma il presidente Galan non ci sta: «Le ville venete censite sono 4.892. E' mai possibile costruire un'autostrada senza passare nelle vicinanze di qualcuna? La battaglia pseudo-ambientalista è di retroguardia, non di civiltà. I caselli? Saranno bellissimi. E fiori, ovunque». «A dar retta ai verdi —ironizza—non si sarebbe costruita neppure la Milano-Venezia».
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