CAMPANIA: pochi fondi per il castello di Sicignano degli Alburni GIUSEPPE LAPADULA 30/08/2005 Il Mattino
Sicignano degli Alburni. Cinquecentomila euro, ovvero circa un miliardo delle vecchie lire: questo il costo del primo pacchetto di interventi per il restauro del Castello Giusso di Sicignano degli Alburni. I lavori, che sono stati finanziati dall'Ente Parco nell'ambito del Pit, sono serviti a rafforzare le mura di cinta e a realizzare un parziale consolidamento della struttura. Ma occorreranno ancora non meno di un milione di euro per restituire lo storico maniero ai suoi antichi splendori e, soprattutto, alla pubblica fruizione. Un traguardo che la comunità sicignanese, con in testa il primo cittadino, Domenico Pizzicara, si augura, anzi, chiede con forza, di poter raggiungere al più presto, considerato che il castello è l'elemento caratterizzante del ridente centro degli Alburni e racchiude in sé la storia del paese. Costruito dai Normanni 900 anni fa, sorge sul ciglio del precipizio dal quale domina il sottostante abitato e che, nei secoli passati, lo rendeva praticamente inespugnabile. Ne furono proprietari, in età diverse, Carlo I, re di Napoli, il re Alfonso d'Aragona e la nobile famiglia Caracciolo di Brienza, in provincia di Potenza. Poi fu acquistato da una famiglia gentilizia genovese, quella dei Giusso, i quali nel 1983 ne fecero dono al Comune. Purtroppo, nel corso degli anni, l'antico castello ha subìto un grave degrado. Degrado cui l'attuale amministrazione comunale vuole ora porre definitivamente fine sia per restituire al paese quello che è l'elemento storico, architettonico e culturale locale più significativo, sia per farne una struttura polifunzionale, che possa, fra l'altro, ospitare al suo interno sale per convegni ed un museo. In quest'ultimo, sottolineano al Comune, potranno essere raccolti, e trovare così degna collocazione, i numerosi reperti archeologici venuti alla luce nel corso degli anni dagli scavi eseguiti nel territorio comunale di Sicignano e che ora giacciono nell'umida indifferenza dei depositi della Soprintendenza. E sarà così un modo per dare al castello una destinazione d'uso in piena sintonia con la valenza storica e culturale che gli è propria.
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