FIRENZE: Ultimatum per il Comunale Sovrintendente fra 10 giorni 30 AGO 2005 NAZIONE cronaca Firenze
II sindaco ha convocato il consiglio di amministrazione del Teatro Comunale per mercoledì 7 settembre. La prossima settimana sarà quella decisiva per le sorti della maggiore istituzione culturale della città che deve sciogliere due nodi, quello della scelta del nuovo sorpretendente e quello della gestione finanziaria.
La figura del soprintendente, che è l' amministratore ' delegato e il direttore generale, è al j centro di uno scontro politico , all'interno del consiglio di amministrazione centrato — prima che sul suo nome — sull'intero staff dirigenziale dell'Ente lirico e sui metodi per uscire dalla crisi finanziaria. La pausa dell'estate non ha portato novità e tutto si giocherà nei primi giorni di settembre.
Negli ultimi 5 anni i conti del Maggio hanno visto perdite per 20 milioni di euro, ma adesso un risanamento è indispensabile e urgente perché dal primo gennaio del prossimo anao entra in vigore la disposizione legislativa per cui saranno commissariate quelle Fondazioni che non saranno nelle condizioni di presentare il bilancio in pareggio.
La situazione è critica: dopo aver venduto i magazzini ex Longinottì, cosa farà il teatro se entro dicembre non troverà sei o sette milioni di euro che mancano? Taglierà la programmazione del Maggio o della stagione autunnale? Ma la prima grana da risolvere per il sindaco, non appena sarà tornato dalle ferie, è quella del soprintendente che deve essere votato con una maggioranza qualificata di 5 dei 7 membri del consiglio di amministrazione. Pare che in lizza sino rimasti solo due nomi dei cinque personaggi contattati in luglio, e cioè l'ex sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo Francesco Giambrone e l'ex direttore della Pergola, ora direttore generale dell'Eti a Roma, Marco Giorgetti. All'orizzonte, se neppure stavolta si riuscirà a trovare un accordo, c'è lo spettro del commissario che perfino il ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione. chiamato a fare da arbitro sia dal sindaco che dagli esponenti della Casa delle libertà, ha cercato in tutti i modi di evitare. Il problema è per prima cosa politico perché il consiglio di amministrazione del Maggio, che è presieduto dal sindaco, ha maggioranze diverse da quelle uscite dalle elezioni comunali e un accordo è necessario. I numeri parlano chiaro: i membri del consiglio sono sette, tre del centrodestra, tre del centrosinistra e il settimo, che sarebbe decisivo, è nominato dai soci privati istituzionalmente neutrali. Intanto le forze politiche si organizzano e ci sono le prime proposte concrete. Come quella di definire un accordo di programma tra comune, regione e provincia che coinvolga anche i privati e le forze eco-nomiche, per individuare le risorse aggiuntive da destinare alla Fondazione e su quelle dimensionare la programmazione teatrale, i vincoli di bilancio, il piano di risanamento. Per il capogruppo dello Sdi Alessandro Falciani, questa strada deve servire a mantenere il Comunale ai vertici della produzione lirico-sinfonica internazionale. «Limitarsi ad intervenire sugli organigrammi —commenta Falciani — non risolve il problema delle risorse e della politica gestionale, rischia di essere inadeguato alla situazione straordinariamente critica. Mentre occorre che il soprintendente sia messo nelle condizioni di governare e di tranquillizzare gli oltre cinquecento lavoratori del Teatro e le loro famiglie».
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