RIFLESSIONI Se il turismo culturale produce lavoro Domenico De Masi 28/08/2005 IL Mattino
Tutto il Sud, isole comprese, ha 9 milioni di turisti all’anno, contro gli 11 milioni del solo Triveneto. Basta questo dato per capire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella nostra strategia turistica. All’interno delle regioni meridionali, la Campania rappresenta a sua volta un paradosso: il turismo scarseggia nonostante le immense attrattive costituite da un clima mite, un territorio fertile e bello, un patrimonio artistico che copre tutto l’arco storico che va dal periodo omerico ai nostri giorni, una cultura interessante e varia. La posizione geografica è invidiabile: al centro del mare più famoso del mondo, nel doppio incrocio tra l’est e l’ovest, tra il nord e il sud, epicentrico per tutte le rotte che solcano il Mediterraneo. Cosa manca, dunque, per trasformare la Campania in un Eldorado del turismo? Mancano professionisti capaci di eseguire scientificamente una ricerca di mercato, concepire campagne pubblicitarie, pianificare i flussi di arrivi e partenze, ottimizzare il rapporto tra offerta e domanda, gestire in modo impeccabile un albergo, creare eventi CULTURALI di alto profilo. E, accanto a questi professionisti, mancano artigiani capaci di impiantare un parco-luci, regolare un complesso audio, costruire un palco per orchestre e cori. Nel suo piccolo, Ravello sta compiendo un grande sforzo progettuale per colmare questo vuoto. Per prima cosa ha individuato come suo preciso segmento di turisti quello che, oltre alla bellezza della natura e dei monumenti, chiede anche concerti, mostre, dibattiti e tranquillità. Per ospitarli ha costruito ottimi alberghi e, per attrarli, ha creato un festival ormai famoso in tutto il mondo.
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