RESTAURO: Rinasce il Cristo nero di Ischia Ciro Cenatiempo 27/08/2005 Il Mattino
Arrivò cullato dalle onde e s’incastrò tra gli scogli. Intravisto da un pescatore, si manifestò subito come un evento extra-ordinario. La leggenda del ritrovamento del Cristo Nero di Ischia, splendida scultura policroma in legno di tiglio, opera di scuola catalana del XIII secolo, non si allontana dal mitema millenario del rapporto tra il sacro e il mare: restando nei confini insulari, anche il corpo di Santa Restituta, co-patrona dell’isola, approdò sulla costa quale segno forte e tangibile del divino, antefatto alla costruzione di un tempio a lei dedicato. Questo Cristo in croce, dal caratteristico volto allungato, che contribuì di certo a consolidare anche il mito di fondazione della cattedrale del Castello Aragonese nei primi anni del 1300, poco dopo una catastrofica eruzione vulcanica, ha però un destino intagliato in altri eventi cruciali del passato ischitano. E dunque, il progetto di restauro iper-tecnologico di cui è oggetto in questi giorni, assume un rilievo particolare. La scultura - come dire? - per miracolo dai bombardamenti della flotta inglese comandata da Stewart che devastarono, nell’estate del 1809, il Castello e la sua cattedrale. Il generale Agostino Colonna di Stigliano difese la roccaforte per nove giorni e, quando si arrese per mancanza di viveri, ottenne l’onore delle armi. Ma gli oggetti d’arte e i monumenti, soprattutto le numerose chiese castellane, in quelle giornate convulse subirono danni incalcolabili. E il successivo editto di Murat, che il 7 agosto soppresse le case degli ordini religiosi che possedevano beni, mutò la vita sul Castello, che si spopolò. Il Cristo Nero e gli altri arredi furono trasferiti nella nuova cattedrale di Santa Maria della Scala a Ischia Ponte. Ed è qui che, da allora, questo Cristo considerato una delle opere d’arte medievali più importanti del patrimonio storico-artistico nazionale, è stato custodito gelosamente. Il lavoro di recupero dell’opera è stato ripreso cinquanta anni dopo l’ultimo restauro eseguito dalla Soprintendenza di Napoli, in occasione della mostra sulla scultura lignea campana curata Raffaello Causa e Ferdinando Bologna. Il progetto attuale è stato seguito in avvio dal canonico Antonio Angiolini, direttore dell’Ufficio Beni CULTURALI della Curia ischitana. L’intervento è supervisionato da Gina Carla Ascione, della Soprintendenza di Napoli, ed è stato affidato all’equipe di restauratori di At Laboratorio di restauro di Teodoro Auricchio, un vero e proprio mago nel recupero di opere lignee: è stato anche l’artefice del restyling profondo dei mobili romani trovati negli scavi di Ercolano. Auricchio ha allestito nella Cattedrale un laboratorio mobile con moderne e sofisticate attrezzature: il Cristo è stato ingabbiato tra pareti di cristallo attraverso le quali il pubblico segue il work in progress del delicato intervento. «Stiamo utilizzando un nuovo sistema laser» spiega la direttrice del cantiere, Annalisa Pilato «per la pulitura dello strato policromo dell’opera, fornito dall’El.en. Group di Firenze, che collabora con noi insieme alla Coral di Torino, che ha predisposto il sistema di aspirazione. Il lavoro durerà novanta giorni, e si avvale del fondamentale contributo economico di alcuni gruppi imprenditoriali dell’isola, che hanno mostrato una sensibilità di assoluto rilievo».
|