POMPEI. SCAVI ARCHEOLOGICI - La Uil: ci sono i fondi manca il personale SUSY MALAFRONTE 30/08/2005 Il Mattino
Pompei. «Settanta milioni di euro giacciono nelle casse della soprintendenza archeologica di Pompei senza essere spesi». Ecco la dura denuncia che lancia Gianfranco Cerasoli, segretario generale della Uil Beni e Attività CULTURALI. «Questo - spiega Cerasoli - in una regione come la Campania significa risorse sottratte al territorio, in particolare nel comprensorio di Pompei». Questi soldi, sempre secondo la Uil, potrebbero essere spesi non solo per fare gli interventi di conservazione e restauro ma anche per creare occasione di sviluppo e occupazione. Insomma il problema sollevato dal sindacato è delicato e pone l’attenzione proprio sui giovani e sulle possibili occasioni di lavoro, concesse loro che restano però nel cassetto. «La realizzazione di nuove prospettive - spiega ancora Cerasoli - è una risposta alla domanda di lavoro da un lato e alla sottrazione di manovalanza alla criminalità dall’altro lato. Dove c’è lavoro la criminalità non ha motivo per attecchire». Alla luce di tali dati la Uil si chiede: «Cosa non funziona alla Sap? Vi sono problemi d’ordine strutturale o incapacità gestionali». Oltre a una incapacità di spesa, la Uil pone l’accento sulla carenza del personale. «A fronte di una necessita calcolata dallo stesso ministero - precisa il segretario nazionale - solo sulle attuali case e aree aperte al pubblico bisognerebbe disporre di 872 custodi, alla data di oggi, 29 agosto 2005, le unità presenti in servizio sono appena 379. Pertanto mancano all’appello ben 493 addetti alla vigilanza che sarebbero comunque insufficienti qualora venisse coperta la carenza organica, anche perché ben presto verranno aperte al pubblico le case restaurate, annunciate, qualche giorno fa dalla stessa soprintendenza».
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