Adesso bisogna ripensare tutta la piazza di Augusto Giuseppe Pullara CORRIERE DELLA SERA, 28-AGO-2005
Non sarà una vera inaugurazione, ma che il nuovo contenitore dell'Ara Pacis cominci ad essere quasi pronto è pur sempre una buona notizia. Da troppi anni infatti sono stati indicati traguardi e scadenze cui sono seguiti rinvii accompagnati sempre da miserevoli ragioni. Su questo rosario di date si è innestata la giaculatoria delle polemiche: secondo i critici estremi l'architetto americano Richard Meier, che ha fatto quasi sempre opere straordinarie — compresa la chiesa di Tor Tre Teste sulla Casilina — qui, a piazza Augusto Imperatore, starebbe per regalarci una «schifezza». Ma il Comune va oltre, e rischia di esagerare: si fa anche il sotto-lungotevere. Ma alla piazza, ridotta al degrado, qualcuno si ricorderà di pensare? Anche se è stata sempre uno dei luoghi meno frequentati ed amati dai romani, piazza Augusto Imperatore non merita lo stato in cui versa. In gran parte ridotta a parcheggio abusivo e tollerato, ospita oleosi capolinea degli autobus. Per il resto, ha la funzione di una specie di rotatoria per le macchine che vanno dal Flaminio al centro o in Prati. Quanto ai marmorei palazzoni di stile imperiale che Vittorio Ballio Morpurgo edificò a fine anni Trenta, sono stati, sempre oggetto di insofferenza tanto che gli abitanti dell'area adiacente sembrano averli subiti piuttosto che accettati. Solo in tempi recentissimi i portici sono stati animati dai tavolini di ristoranti tanto da far pensare ad un nuovo ruolo di questi edifici nel quartiere. Quando Rutelli fece abbattere la teca in vetro e cemento che proteggeva l'Ara Pacis gli uffici comunali pensarono giustamente che si doveva pur provvedere ad un rinnovamento dell'intera piazza. E infatti sono scorsi fiumi di parole sui «nuovi equilibri» da fissare. Sono passati quasi dieci anni e mentre si avvicina il sospirato giorno della restituzione del monumento augusteo alla città, la piazza continua a versare in uno stato di completo abbandono, con muretti caduti da anni nei giardini sottostanti, con inferriate divelte, con erbacce esuberanti, sporcizia e tutto il resto. L'assessore Morassut promette «concorsi internazionali di architettura» per provvedere, ma di tempo ce n'è stato parecchio per intervenire in modo da consegnare ai romani, insieme, una nuova Ara Pacis in una piazza se non rinnovata almeno risistemata. L'amministrazione comunale ricorda la Recherche di Proust, un romanzo «à tiroirs», a cassetti: opera unica ma a compartimenti separati. Per la verità il Campidoglio ha avuto buone intenzioni: ha perfino istituito una commissione speciale per reinventare la piazza. Quando, presieduta dal prestigioso e leggermente onirico Leonardo Benevolo, ha indicato tanto per cominciare l'abbattimento totale dei palazzoni bianchi che la circondano, il Comune ha decretato la sua fine. In attesa dell'eventuale bando di concorso, della scelta dei commissari, della conclusione delle procedure urge un'operazione di «pronto intervento» che non si limiti però a ripulire la piazza dall'immondizia o a ripristinare le ringhiere dei giardinetti, il Campidoglio dispone di uffici adeguati ad agire se non altro in supplenza di un futuro Grande Progetto. Resta la dimostrazione dell'incapacità pratica, se non teorica, di agire in modo coordinato. E un po' come andare al matrimonio con la marsina, i jeans e le scarpe di gomma. Molto chic, ma solo per gli snob.
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