"I maxitabelloni offendono l'arte". Dopo la denuncia di Soprintendenza e vigili, anche il responsabile del Polo mussale napoletano accusa il Comune Eleonora Bertolotto la Repubblica - cronaca Napoli, 28-AGO-2005
«UN'OSCENITÀ». Mentre Enrico Guglielmo promette una linea di estremo rigore contro i tabelloni che deturpano il paesaggio e la Procura esamina la doppia denuncia presentata contro il Comune, scendono sul piede di guerra altri soprintendenti ed ex soprintendenti, "indignati" per «una cartellonistica - parola di Nicola Spinosa - che non rispetta nulla, guasta mentre pretende di informare o, peggio, di abbellire». E, di fronte alla prospettiva che altri mille "tabellini" (ma non dovevano essere complessivamente poche centinaia?) fioriscano lungo le strade, promettono battaglia anche le circoscrizioni. «Un'oscenità che non risulta meno oscena solo perché si aggiunge a tante altre - scatta Spinosa, responsabile del Polo museale napoletano -. E non si tratta solo dei totem e dei nuovi cartelloni. Tutta la segnaletica di Napoli è vergognosa. In una città d'arte dovrebbe essere ridotta all'essenziale, discreta. Invece sembra fatta apposta per deturpare monumenti come il Maschio Angioino, come Palazzo Reale, come il San Carlo». Non si tratta solo di aver violato il "codice Urbani", ignorando che non si può fare il bello e il cattivo tempo nelle zone vincolate. Per Spinosa, in una “città monumentale la cartellonistica, semplicemente, non dovrebbe esserci. C'è perché il Comune pensa solo ad intascare». E, se qualche attenuante si deve riconoscere («Sappiamo bene che si trova in una situazione finanziaria disastrosa»), tuttavia «dovrebbe trovare altre opportunità, organizzarsi meglio con gli alberghi, la viabilità, i ristoranti. Così si costruisce una città turistica, non certo i cartelloni». Per Mario De Cunzo, già soprintendente ai Beni ambientali e architettonici, oggi spesso in prima linea con Alda Croce nelle battaglie per la difesa del patrimonio culturale partenopeo, «i totem e i tabelloni rappresentano un paradosso: vogliono pubblicizzare Napoli togliendole la visuale. E se i peggiori sono sicuramente quelli più grandi, davvero sgradevoli, anche i piccoli sembrano messi qua e là senza criterio». Che il Comune poi si arroghi il diritto di piazzarli in zone vincolate senza avvertire la Soprintendenza, dice, è un inedito: «A mia memoria non è mai accaduto che si operasse senza coordinamento. Anche se ricordo almeno un caso in cui furono rimossi coercitivamente alcuni cartelloni piazzati davanti alla Chiesa di San Ferdinando. Allora procedettero gli operai della Soprintendenza per semplice disposizione del prefetto. A differenza che per i privati, ai quali è consentito il ricorso al Tar, per i tabelloni l'intervento può essere diretto». Come mai, nell'incrociarsi di denunce e di proteste, si tardi tanto ad agire è difficile capirlo. Le strade, ancora oggi, potrebbero essere due: la rimozione operata direttamente dalla Soprintendenza o la rimozione disposta, su sollecito della Soprintendenza, dal Comune. Nel caso in questione sembra prevalere la terza via: la battaglia è tutta cartacea e i tabelloni incriminati restano al loro posto. Meno male che la crisi del turismo internazionale aiuta, e Napoli senza troppo sforzo rientra tra le rotte che quest'anno hanno intercettato gli stranieri. Lo dice l'assessore comunale Luca Esposito, che, forte dell'intramontabile successo di san Gennaro, candida la città a sede della Borsa del turismo religioso la prossima primavera, auspica la creazione di una cabina di regia per coordinare gli interventi in materia di turismo e annuncia che a settembre una delegazione di giornalisti statunitensi parteciperà a un "educational tour" per ammirare le bellezze locali. Se li porterà o no a vedere i totem non è dato sapere: alla parola "tabelloni pubblicitari" la linea cade e l'assessore in vacanza risulta introvabile. Benedetto cellulare.
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