La strana storia dei sigilli bizantini sotto sequestro da vent'anni Giampaolo Meli (culture@gds.sm) Giornale di Sardegna 29-AGO-2005
Il mistero dei sigilli bizantini: quello che potrebbe essere il titolo del quarto episodio della, saga di Indiana Jones, in realtà è l'ultimo "archeogiallo" ambientato nel Sinis. Dopo i Giganti di Monti Prama, infatti, oltre 50 sigilli in piombo risalenti all'epoca pre-giudicale ritrovati a Cabras dal 1988 ad oggi, sembrano scomparsi nel nulla. A lanciare il grido d'allarme è il sindaco di Cabras Efisio Trineas, che ha deciso di vestire i panni dell'eroe creato da Steven Spielberg per smascherare i colpevoli di tanta imperizia. «Sono quasi 20 anni - spiega Trineas - che la Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Cagliari e l'Antiquarium Arborense di Oristano, sono entrati in possesso di questi reperti e li custodiscono con il solito inspiegabile riserbo negli anfratti più sperduti dei loro musei. Dove sono finiti tutti i sigilli?». Un film già visto, con i soliti immancabili protagonisti, e il classico flashback che ci riporta indietro nel tempo di quasi 20 anni: è la primavera del 1988, quando i Carabinieri di Oristano irrompono nell'abitazione di Giovanni Pinna, impiegato cabrarese nell'Archivio di Stato della città di Eleonora; qui gli agenti trovano centinaia di reperti archeologici trafugati dal Pinna nei terreni agricoli della località di San Giorgio. Una passione febbrile quella del Pinna per l'archeologia, che da allora decide di mettere le sue innate doti di ricercatore al servizio dello Stato. Dal 1988 fino al 1996, centinaia di reperti ritrovati dall'aspirante archeologo si aggiungono agli altri sequestrati; e tra questi, anche numerosi sigilli d'epoca bizantina, che l'attuale direttore dell'Antiquarium Arborense Momo Zucca definì «eccezionali, perché mai rinvenuti in numero così alto e perché potrebbero ribaltare i dati storici attuali in relazione ad un'antica sede arcivescovile a Tharros, mai attestata finora, da alcun tipo di documento». Alcuni di questi sigilli sarebbero addirittura una preziosa, testimonianza degli antichi rapporti tra la Sardegna e la cultura islamica. Scomparsi, nascosti o dimenticati? Questa la domanda di Trineas. A far luce sul mistero a distanza di anni è ancora Momo Zucca: «Dopo il sequestro effettuato nell'abitazione di Giovanni Pinna - spiega Zucca - la questura di Oristano mi nominò custode giudiziale dei reperti confiscati; il fatto che finora, non sia mai stato ordinato il dissequestro del materiale ci preclude la possibilità di utilizzare i reperti per esposizioni. I pezzi consegnatimi direttamente dal Pinna invece sono stati messi a disposizione della Sovrintendenza, e se ancora non sono stati valorizzati a dovere è solo perché mancano i mezzi necessari. I sigilli non sono andati perduti». Il problema è che invece delle nobili vetrine di un museo, a custodirli sono comunque gli austeri magazzini dell'Antiquarium. «La situazione -prosegue Zucca - non si sbloccherà, se le istituzioni interessate non troveranno presto un'unità di intenti per mettere in piedi una rete museale organica, che coinvolga tutta la regione. I sigilli come molti altri numerosi reperti verrebbero esposti in un Museo della Sardegna Giudicale, che avrebbe sede ad Oristano». Un'idea che difficilmente sarà sposata da sindaci come Efisio Trineas, deciso a riportare i tesori di Cabras nel territorio d'origine. |