Camaldoli, confiscato il Casale da Padeira. Condanna per Polverino Titti Beneduce Corriere del Mezzogiorno - Campania 7/10/2018
Piscine e ristoranti edificati senza permesso
Napoli. Come se la collina dei Camaldoli appartenesse a lui. Come se non ci fossero vincoli paesaggistici e idrogeologici: così Crescenzo Polverino aveva realizzato, nell’arco di più di vent’anni, il Casale da Padeira, un centro benessere con tre piscine; nelle vicinanze erano stati costruiti anche un panificio e diverse abitazioni. Ora un giudice ha stabilito che Polverino ha commesso numerosi reati (lottizzazione abusiva, realizzazione di discarica abusiva, delitto paesaggistico e violazione di sigilli) e lo ha condannato a quattro anni e due mesi di reclusione.
Ma la cosa più importante è che, con la sua sentenza, il giudice monocratico Stefania Daniele, della I sezione penale del Tribunale, ha disposto la confisca dell’area, vasta circa 53.000 metri quadri. Le strutture che vi insistono diventano dunque dello Stato; al Comune, che si era costituito parte civile, va inoltre una provvisionale di 100.000 euro, somma che deve considerarsi un anticipo di quella che sarà stabilità dal giudice civile. Si tratta di una vittoria della Procura e in particolare dall’aggiunto Nunzio Fragliasso e del sostituto Lucio Giugliano, che si sono battuti moltissimo per il ripristino della legalità. Non a caso, subito dopo la lettura del dispositivo, Crescenzo Polverino e alcuni suoi familiari hanno protestato duramente.
La vicenda del Casale da Padeira è sconcertante, ma al tempo stesso emblematica. Tra il 1992 e il 2002, infatti, nonostante i circa 40 interventi e sequestri delle forze dell’ordine, la realizzazione delle opere edilizie è proseguita senza particolari problemi; il Comune ha emesso più volte ordinanze di abbattimento, ma non le ha mai eseguite. L’assetto idrogeologico della collina è stato compromesso senza rimedio dagli sbancamenti per realizzare fogne e parcheggi. Polverino si è sempre difeso asserendo di essere in possesso delle licenze commerciali e ha accusato di inerzia l’ufficio del Comune che si occupa di condoni; il giudice, tuttavia, ha ritenuto fondata la tesi dell’accusa.
Il sequestro del complesso edilizio risale al 2012 e alcuni dei reati sono già prescritti: ma la confisca, ha stabilito la Cassazione, è irrevocabile. Nonostante non avesse uno straccio di permesso per costruire (e non avrebbe potuto averne, dal momento che l’area è sottoposta a diversi vincoli) Polverino pubblicizzava tranquillamente il centro benessere su diversi siti e ancora adesso, sulla pagina Facebook del Casale, lancia invettive contro la magistratura. Inoltre nei mesi scorsi si era rivolto al Tribunale civile chiedendo un risarcimento da un milione di euro al Comune di Napoli (custode dei beni sequestrati) e al ministero della Giustizia per il presunto deterioramento delle strutture. La palla passa adesso al Comune, che dovrà dimostrare in tempi rapidi di gestire in modo ottimale un bene di enorme valore.
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