Come cambia la tutela, dall’eredità del signor «no» ad oggi Paolo Conti Corriere della Sera Roma 16/6/2018
Diceva nel 1986 Giorgio Bassani, fondatore e presidente tra il 1965 e il 1980 di Italia Nostra: «Noi siamo diversi dai Verdi. Non siamo affatto, come loro, nostalgici di quella civiltà agricolo-pastorale dalla quale proveniamo. Al contrario di essi, noi siamo ben consci di appartenere alla civiltà tecnologico-industriale nel cui ambito stiamo, vogliamo stare. Tornare indietro, come essi desiderano, non si deve, non si può».
Rileggere gli scritti di Bassani riediti da Feltrinelli (Giorgio Bassani, «Italia da salvare/ gli anni della presidenza di Italia Nostra», maggio 2018) significa ritrovare spesso la preoccupazione che un’attenta difesa del patrimonio paesaggistico-culturale non fosse, ai tempi, scambiata per immobilismo, per acritica opposizione a qualsiasi cambiamento.
Le vicende degli ultimi giorni ci costringono a riflettere sul ruolo odierno delle Soprintendenze. Tocca solo agli inquirenti giudicare le scelte di Francesco Prosperetti. Ma può davvero funzionare ancora , da parte della macchina statale impegnata nella tutela, dire sempre «no» a qualsivoglia possibile progetto? Quarant’anni fa un comunista creativo come Renato Nicolini, assessore alla Cultura della giunta Argan, si scontrò con l’allora Soprintendente archeologico Adriano la Regina che duellò anche con Francesco Rutelli quando fu sindaco. Lo chiamavano «il signor no».
Oggi molte cose sono cambiate. Roma dovrebbe/vorrebbe essere una Capitale in evoluzione. Pronta a difendere i propri tesori storico-culturali, a impedire scempi e abusi. Ma in grado di sottrarsi alla paralisi, all’incapacità di stare al passo con la contemporaneità.
Un soprintendente dei nostri giorni (non parliamo di Prosperetti, sia chiaro) deve avere la possibilità di analizzare un contesto, di discernere ciò che va vincolato e protetto da ciò che- in piena coscienza - può cambiare. Altrimenti, a colpi di «no», non avremmo oggi il Maxxi, l’Auditorium di Renzo Piano, la fermata metro C di San Giovanni con i suoi reperti archeologici bene esposti. Roma si merita una tutela rigorosissima ma adeguata al passo immaginato da Giorgio Bassani nel 1978: «Siamo degli storicisti e sappiamo distinguere ciò che è essenziale da ciò che è pura struttura». Meglio di così, impossibile dire. https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_giugno_16/eredita-signor-no-be96f9be-70b5-11e8-8f08-e72858c58491.shtml
|