Scopello contesa si riapre la guerra per la tonnara Giorgio Ruta 2018-05-04, La Repubblica
Davanti all’entrata della tonnara di Scopello, un guardiano allarga le mani: “Non si può entrare”.
L’accesso ai famosi faraglioni è negato da quattro mesi a causa di una lunga e complessa vicenda giudiziaria. E’ l’ultimo paradiso siciliano privato stretto tra burocrazia, liti e carte bollate.
Dalla Scala dei Turchi alla tonnara del Secco di San Vito lo Capo, i gioielli contesi sono tanti.
Scopello
Dopo uno scontro tra i proprietari della tonnara di Scopello finito in un’aula, il tribunale di Trapani l’anno scorso ha disposto il sequestro. Il custode giudiziario ha messo all’asta la gestione del paradiso trapanese. Ieri doveva essere battuto il bene, conteso tra quattro gruppi, ma a causa di un ricorso l’affidamento è slittato. A disputarsi la gestione c’è la società di Rosa Maria Ruggieri, una delle proprietarie della tonnara; una cordata composta, tra gli altri, dal titolare dell’hotel Cetarium di Castellamare del Golfo Gaetano D’Anna e dall’avvocato Baldassare Lauria; un’altra concordata ha all’interno Maria Rita Bonventre gestore dell’hotel La Tavernetta di Scopello e componente del cda del Cetarium e l’ingegnere Antonino Barone, ex consulente della Regione. All’ultimo momento si è inserito anche un costruttore di Alcamo. L’affidamento è di sei anni, rinnovabili per altri sei, a una base di asta di 324mila euro all’anno. Non si potrà costruire nulla e bisognerà rispettare i vincoli architettonici e paesaggistici. Gli incassi, che si aggirano introno ai 700mila euro all’anno, arriveranno dai biglietti d’ingresso, dall’affitto dei 14 appartamenti e dai ricavi dei matrimoni che si organizzano con vista sui faraglioni.
Sulla vicenda interviene l’architetto Iano Monaco che contesta le modalità di assegnazione della tonnara di Scopello: «Non si tratta di affidare al miglior offerente su base economica l’appalto della costruzione di un villaggio residenziale o di un supermercato. Qua si tratta di affidare la gestione e la cura di un eccezionale e originalissimo complesso monumentale», ragiona l’architetto. Una posizione che trova d’accordo una delle parti in causa della proprietà, Rosa Maria Ruggieri che ha più volte presentato delle offerte per mantenere aperto il bene: «Io e mio marito siamo stati bersagliati da molteplici azioni giudiziarie avviate per estrometterci non solo dalla gestione ma anche dalla proprietà dei nostri beni di famiglia, essendoci noi rifiutati di vendere. I nostri avversari stanno utilizzando la sede legale per veicolare altri interessa».
San Vito Lo Capo
A pochi chilometri da Scopello, un’altra tonnara è chiusa. A San Vito lo Capo il sindaco sta lottando per acquisire il monumento poggiato sul mare, utilizzato per 4 secoli per la pesca. Alla fine degli anni Novanta fu acquistato da Valtur, fino a quando poche settimane fa è stato venduto all’asta a una base di un milione e duecentomila euro. Il sindaco sta premendo sulla Regione per esercitare il diritto di prelazione e acquisirlo. «Diventerebbe un polo culturale ed eviteremmo di farlo crollare, si auspica il sindaco.
Capo Passero
A Portopalo, invece, la tonnara e l’isolotto di Capo Passero sono stati venduti a una cordata mantovana per costruirci un resort. Un affare che ha scatenato l’ira di Legambiente che ha presentato un ricorso alla Regione contro le autorizzazioni rilasciate dalla Soprintendenza.
Scala dei Turchi
Da dicembre del 2017 è chiusa anche la Scala dei Turchi. La scogliera bianca di Realmonte di proprietà del pensionato Ferdinando Sciabbarrà ha subito numerosi crolli che hanno obbligato le autorità a recintare l’area. L’anno scorso Sciabarrà aveva proposto l’affidamento della Scala all’associazione Mare amico, ma dopo l’opposizione del sindaco Lillo Zicari, l’accordò sfumò. Adesso, si aspetta l’intervento della protezione civile per mettere in sicurezza la scogliera.
Da un angolo all’altro dell’Isola, i paradisi contesi sono tanti. Come a Palermo, dove anche quest’anno per accedere dal lato di Mondello alla riserva di Capo Gallo bisognerà pagare un pedaggio ai proprietari dell’area, la famiglia Vassallo, protagonisti di una guerra infinita con la Regione.
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