II declino culturale e la voglia di riscossa DI DANIELE MARINI Il Sole 24 Ore, 11 agosto 2005
L' economia italiana sta faticosamente cercando di risollevarsi e trovare la spinta necessaria per agganciarsi alla crescita presente fuori dai confini nazionali ed europei. Si cominciano, qui e lì, a scorgere alcuni indicatori, peraltro timidi, di leggero miglioramento nelle attese delle imprese e delle famiglie, anche se non mancano, come dimostra la decisione di Standard & Poor's, nuovi segnali di allarme. Servirebbe ora una vera e propria scossa: la realizzazione di misure utili a generare le precondizioni per un rilancio rapido dello sviluppo. Invece, la scossa arriva dalle vicende bancarie. Una scossa che tramortisce. Quasi stordita, l'Italia si trova fra le mani un problema ormai crescente: è il diffondersi del "relativismo culturale".
Il riferimento, in questo caso, non è alle questioni delia bioetica sottolineate a suo tempo dal Papa. Ma, a ben vedere, la radice è identica: è l'allentarsi di un insieme di vincoli sociali ed etici attorno ai quali si costruisce un senso civico, un Paese trova un'identità, un orizzonte condiviso di comportamenti. Lo sfilacciamento di questi riferimenti di valore (con colpevole disattenzione di molti attori pubblici, privati e della società civile) tende a rendere leciti tutti i comportamenti, anche le pratiche in precedenza sancite negativamente. Ciò rende tutti più indifferenti e disincantati di fronte alle regole stabilite. A maggior ragione quando simili comportamenti investono anche le istituzioni, i simboli autorevoli di un Paese. O, peggio ancora, sono loro stessi a sancirne, anche indirettamente, la legittimità, come nel caso della prassi di condonare i reati commessi, nel legiferare ad personam, nei conflitti d'interesse non risolti (pratica, quest'ultima, ormai invalsa e diffusa non solo nell'area del pubblico: senza che ciò generi più scandalo, se non nei commenti privati). Certamente, lo spirito civico del nostro Paese ha momenti di appannamento e di scarsa visibilità, per quanto siamo capaci di trovare l'impennata d'orgoglio al momento opportuno o quando le difficoltà toccano il punto limite.-La fase della concertazione sulle politiche dei redditi, il percorso stretto per l'adesione ai vincoli di Maastricht, la tenuta delle istituzioni durante la fase di Tan-gentopoli e il crollo dei partiti tradizionali: sono alcuni eventi che, nei tempi recenti, hanno dimostrato come sia possibile trovare un'unità d'intenti e dei valori condivisi. L'insinuarsi del "relativismo culturale" mette a repentaglio l'ordito della convivenza civica, quel filo sottile, ma essenziale che consente di tenere assieme una società: la fiducia reciproca delle relazioni, l'autorevolezza dei soggetti e delle istituzioni, la loro reputazione. L'economia per potere funzionare ha bisogno certamente di politiche pubbliche adeguate, di investimenti da parte delle imprese di riforme strutturali. Ma perché questi abbiano un'efficacia diffusa necessitano dell'humus generato da relazioni improntate alla fiducia reciproca fra gli attori. Abbisognano di un sistema di regole certe e relativamente stabili nel tempo; il sapere che vengano rispettate e, in caso contrario, immediatamente sanzionate; che non vi siano aree protette dove le regole vengono "sospese" a vantaggio di pochi. La fiducia e la reputazione sono fattori che tanto si sedimentano lentamente, quanto rapidamente si bruciano. E ripristinarli, successivamente, necessita di molto tempo. Nel momento in cui essi vengono intaccati è fondamentale sapere intervenire rapidamente, manifestando una capacità di decisione. L'incertezza nell'offrire segnali concreti rende ulteriormente plausibili i comportamenti lesivi delle regole. Invece, si mostra il pugno di ferro sulL’ immigrazione, ma si tergiversa sulle politiche industriali così come nel caso della legge sul risparmio (come dopo il caso Parmalat, solo ora messa all'ordine del giorno della discussione parlamentare). La riscossa dell'Italia delle imprese passa attraverso segnali concreti, più decisi e immediati sotto il profilo delle politiche. Ma, allo stesso tempo, l'economia ha bisogno di contrastare comportamenti ispirati al "relativismo culturale" rinforzando l'ordito della fiducia. Progettando un nuovo orizzonte di valori condiviso, ispirato L'installazione di metal detector nei musei statali come misura antiterrorismo va bene come deterrente, ma non è sufficiente se manca il personale di sorveglianza: 6mila unità, secondo la Uil. «Il ministro ButtigliOne sa bene, ma fa finta di dimenticare». E la Uil lo ha invitato a «proporre al governo l'approvazione di un decreto legge per l'assunzione stabile di 2.500 precari»
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