BOTTA E RISPOSTA: L'Archivio della presidenza del Consiglio Mauro Masi* - Ernesto Galli della Loggia CORRIERE DELLA SERA 11 agosto 2005
BOTTA:
Solo qualche precisazione in merito all'articolo del prof. Galli della Loggia («L'archivio? Ogni Governo avrà il suo») pubblicato sul Corriere della Sera di venerdì 5 agosto.
Nello specifico, questa presidenza ha riproposto un testo, già presentato in altre legislature, volto essenzialmente a dare un ordine più sistematico e puntuale alla propria documentazione d'archivio al fine di renderla più facilmente disponibile per gli studiosi, per gli addetti ai lavori, per l'opinione pubblica. E ciò in linea con quanto avviene per gli Uffici del Primo ministro in altri Paesi industrializzati.
Proprio questo è, infatti, lo scopo fondamentale della norma: ampliare, e non ridurre, le possibilità di accesso offerte ai cittadini (tra l'altro, la presidenza non aveva certo bisogno di creare uno specifico Archivio qualora avesse voluto evitare di conferire la propria documentazione, essendo ciò ampiamente previsto, ove ritenuto necessario, dalla normativa previgente).
E' una linea, quella della sempre maggiore «apertura», del resto non nuova da parte della presidenza del Consiglio che, ad esempio, già da alcuni anni ha iniziato a pubblicare la documentazione dei verbali dei Consigli dei ministri sin dall'inizio della storia della Repubblica; altri interventi sono previsti per il prossimo anno in occasione del 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana.
Tornando alla norma in questione, stiamo elaborando un regolamento di attuazione (che sarà adottato con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri) che è intieramente ispirato al criterio che ho in precedenza citato, cioè il più ampio accesso per tutti, anche attraverso Internet; al riguardo, siamo più che disponibili a valutare suggerimenti ed idee in tal senso.
Mauro Masi segretario generale presidenza del Consiglio dei ministri
RISPOSTA: ■ Devo credere che il segretario generale della presidenza del Consiglio è stato assai male informato dai suoi uffici: altrimenti non avrebbe scritto un così gran numero di inesattezze, che spesso toccano il limite della falsità vera e propria.
Non è vero ad esempio che la normativa precedente consentisse alla presidenza del Consiglio di farsi un archivio proprio.
A norma di legge, infatti, anche la presidenza era tenuta, come tutte le amministrazioni dello Stato, a versare le proprie carte all'Archivio centrale dello Stato dopo quarant'anni dall'esaurimento del singolo affare dì cui ha le carte medesime.
È del tutto ipotetico, poi, che il nuovo regolamento consentirà agli studiosi e al pubblico un più largo e libero accesso di quanto faccia già da decenni l'Archivio centrale dello Stato, grazie al quale fino ad ora sono stati portati a termine non dico centinaia, ma migliaia di ricerche basate per l'appunto sulle carte della presidenza del Consiglio. Vedremo se saprà fare di meglio il futuro, costituendo, archivio.
Certo si è che fino ad oggi gli archivi anch'essi separati del ministero degli Esteri e di quelli della Difesa non sono stati certo un modello di efficienza e di disponibilità per il pubblico. Quanto alla pubblicazione della documentazione relativa ai verbali della presidenza del Consiglio a partire dal 25 luglio 1943 (dunque non dall'inizio della storia della Repubblica, come erroneamente scrive il dottor Masi) in avanti, tutti gli studiosi sanno che il ruolo della presidenza del Consiglio è stato esclusivamente formale. L'idea, l'onere e il successo di un'opera così meritoria vanno attribuiti per intero al validissimo gruppo di funzionari dei nostri archìvi che l'ha realizzata.
Ernesto Galli della Loggia
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