FIRENZE: Polemiche sul Perseo - Rimuoverlo? Coro unito di «No» c.len. L'Unità, ed. Firenze, 10 agosto 2005
BIANCONE Non cessano le polemiche per il danneggiamento alNettuno di piazza della Signoria. C’è chi teme, ora, che possa essere colpito il Perseo del Cellini.
Il soprintendente Antonio Paolucci getta acqua sul fuoco, dopo aver concluso con noi la visita del Bargello, ma a Firenze c’è chi prova a sollevare altri problemi. È allarme, infatti, per il Perseo, il capolavoro di Benvenuto Cellini, esposto in Piazza Signoria.
La storica dell’arte Mina Gregori ha lanciato un appello affinché, dopo il danneggiamento subito dal Biancone, la scultura «sia tolta al più presto dalla Loggia dei Lanzi e sostituita da una copia; è assurdo - ha spiegato la Gregori - che uno dei massimi capolavori al mondo rimanga esposto alle intemperie e ai vandali».
«La studiosa - ha prontamente replicato il soprintendente al Polo museale fiorentino Antonio Paolucci - ha detto una sciocchezza. Il Perseo è vigilato ventiquattro ore su ventiquattro da personale pagato dal ministero, è monitorato costantemente da un protocollo di controllo, finanziato dall’Ente cassa di risparmio di Firenze e sta benissimo. Dunque, non vedo alcun motivo per sostituirlo con un clone. Ma evidentemente tutte le precauzioni che prendiamo la Gregori non le conosce». Il capolavoro in bronzo fu collocato in Piazza Signoria il 27 aprile 1554 ed è stato tolto il 5 dicembre 1996 per un restauro durato tre anni e mezzo.
Vi è tornato il 23 giugno 2000, vigilia della festa del patrono San Giovanni, salutato da una gran folla e da un recital su testi d’epoca. Il basamento originale inmarmo è stato invece sostituito con una copia e l’originale è esposto al museo del Bargello. «Rischiamo adesso - ha aggiunto l’assessore comunale alla Cultura Simone Siliani - di farci cogliere dalla sindrome del vandalo. Nonmi sembra assolutamente giusto pensare di ricollocare nei musei opere pensate per spazi aperti, e comunque anche se volessimo un’operazione simile è praticamente impossibile constatata la quantità di capolavori ospitati nelle piazze e nelle vie di Firenze».
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