Andria Inchiesta: i beni culturali cittadini La Gazzetta del Mezzogiorno, NordBari, 08/08/2005
ANDRIA Beni culturali cittadini: l'architetto Vincenzo Zito è intervenuto per sollevare alcune questioni. E l'analisi parte da una premessa: «La recente vicenda dell'intervento edilizio in prossimità di un tratto delle antiche mura del centro storico, purtroppo non ancora definita, invita a svolgere alcune riflessioni di carattere più generale sul tema dei beni culturali della nostra città. Nonostante le promesse elettorali di questa o di quella parte politica, dall'esame degli atti concreti si ha l'impressione che il tema 'beni culturali' sia il fanalino di coda nei pensieri della nostra classe dirigente, a cominciare proprio dal concetto stesso di "bene culturale"». L'architetto Zito a tal proposito ha aggiunto: «Sembra che a nessuno venga in mente che i beni culturali esprimono l'essenza stessa di una comunità, che li ha stratificati attraverso i secoli e li ha assimilati nella memoria collettiva. Tutto questo indipendentemente dalla loro eventuale possibile fruizione economica o altro. I beni culturali sono, o dovrebbero essere, l'anima di un popolo che si risconosce tale anche in loro funzione». Una premessa che introduce ad un elemento concreto dei beni culturali di Andria: piazza Catuma, la piazza più grande della città, il luogo storico dell'aggregazione politica, sociale e religiosa. Zito: «A seguito di un concorso di idee sembra che tra non molto sarà dato inizio ai lavori di sistemazione di piazza Catuma, il cui progetto generale è esposto su un tabellone ai margini della medesima piazza. Questa iniziativa fa sorgere due tipi di problemi. In primo luogo occorre osservare che a seguito di tali lavori la piazza cambierà la sua fisionomia. E' già avvenuto in altri luoghi che l'esecuzione di lavori similari, pur se progettati da valenti architetti, non ha incontrato il favore della popolazione locale. Questo è successo perché la gente non ha più riconosciuto come 'proprio' quello spazio pubblico, spazio che era ben diversamente sedimentato nella memoria collettiva. Ne consegue quindi una difficile domanda: siamo ben sicuri che gli andriesi accetteranno la nuova piazza oppure la stessa non sarà riconosciuta e pertanto sarà disertata dalla gente? Come si vede la questione non è di poco conto e forse su questo sarebbe opportuno chiedere il parere della città». Il secondo problema, sempre riferito a piazza Catuma, precede, invece, l'esecuzione dei lavori. L'architteto Zito, infatti, ha dichiarato: «Si ricorderà che tra il 1998 ed il 1999 a furor di consiglio comunale vennero eseguiti dei saggi archeologici. Furono scavati due pozzi nella zona antistante il palazzo vescovile estraendo una gran quantità di frammenti di terracotta e quattro monete. La cosa sorprendente è che, raggiunta la profondità di scavo di quattro metri, il piano campagna originario non era stato ancora stato raggiunto. Sull'esito di tali scavi non si è saputo più nulla e forse oggi non è neppure possibile indicare il posto esatto della loro esecuzione. La domanda che si rivolge è semplice: perché non sono stati eseguiti altri saggi? Non si dica che mancano i soldi perché con la trasformazione di Andria in un immenso cantiere qualche spicciolo per gli scavi archeologici si sarebbe trovato certamente. Forse perché quei 'cocci' hanno deluso le aspettative e quindi si è ritenuto di chiudere quell'esperienza? Mentre su questo aspetto si attendono commenti e risposte, sarà bene evidenziare che la nuova sistemazione della piazza costituirà la pietra tombale per ulteriori saggi archeologici per chissà quanti decenni, cosa che si è già verificata su via Porta Castello per quanto riguarda la possibilità di ricercare le fondazioni dell'omonima porta». Il dibattito, ovviamente, è aperto. Su piazza catuma, ma anche in generale sulla politica che riguarda i beni culturali della città. Michele Palumbo (1/continua)
08/08/2005 Si rischia però che il progetto non incontri il favore della gente, come già avvenuto per altri luoghi
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