LIDO DI VENEZIA - «Studiamo un regolamentatore di accessi» 31 agosto 2017 LA NUOVA VENEZIA
«Premesso che è meglio dover parlare di troppi turisti che di troppo pochi turisti, credo si debba fare quello che già si sta facendo con il sindaco di Venezia, perché i turisti non debbano andare tutti in Piazza San Marco o a Rialto, così come non devono necessariamente andare tutti a Venezia, Roma o Firenze. Bisogna differenziare l'offerta e intervenire anche con un regolamentatore di accessi laddove il problema esiste già».Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini la prende larga. È al Lido per promuovere alla Mostra "Migrarti" un premio a produzioni straniere che diffondano la conoscenza e l'integrazione tra culture diverse, e di Venezia con la sua morsa di turisti, come di grandi navi, non vorrebbe parlare.L'anno scorso, sempre qui alla Mostra, aveva detto di essere contrario a ogni forma di numero chiuso e di ticket d'accesso e lo ripete anche quest'anno: «Non si possono chiudere le città, ma si deve intervenire per alleggerire i flussi».Sì, ma come? «Certamente nei prossimi anni la crescita del turismo in Italia sarà enorme e dobbiamo lavorare secondo le linee del piano strategico nazionale, che ora è operativo, per moltiplicare i luoghi in grado di attrarre visitatori internazionali», dice il ministro, senza andare sul particolare, «un turismo sostenibile, non quello mordi e fuggi che non porta ricchezza, ma turisti che vengono per cercare l'eccellenza nell'arte, nel cibo, la moda, la bellezza, che rispettano le fragilità delle città. In questo Venezia è un simbolo di quello che potrà accadere in altre città: abbiamo capitali dell'arte che non possono sostenere una pressione cosi forte. Abbiamo attivato al Ministero un tavolo tra le cinque città che hanno problemi di sovraffollamento, compresa Venezia, e stiamo affrontando diversi temi, come anche quello del regolamentatore degli accessi laddove il problema esiste già, come a Venezia».Ma su come passare dal concetto "regolamentatore" ai fatti, altro il ministro non aggiunge, se non «che quel che si fa a Venezia può essere esportato in altre città italiane sottoposte alla stessa pressione».In una Mostra blindata ancor più degli anni scorsi, Franceschini replica ricordando una battuta di Renzi premier quando annunciò che «ogni euro speso in cultura è un euro speso in sicurezza: la cultura, come se ne fa qui alla Biennale, è il modo migliore per affrontare la paura della differenza, del diverso, conoscendolo».Dribbla una domanda sulla recente decisione del presidente Luca Zaia di imporre l'esposizione del gonfalone in tutti gli uffici pubblici: «C'è ben altro di cui discutere». Glissa sul tema delle grandi navi, se gli si chiede quando arriverà il Comitatone che Venezia attende a cinque anni dal decreto Clini-Passera per una via alternativa: «So che il ministro Delrio ci sta lavorando alacremente».E se gli si chiede dei progetti di Museo archeologico, dei quali si parla per riportare a nuova vita l'isola del Lazzareto, nel quale la Mostra ha portato per la prima volta una sezione di realtà virtuale, dice che non gli piace «parlare dei progetti prima che siano pronti, ma certamente il Lazzaretto è un posto spettacolare di proprietà dello Stato, accanto al Lido e alla Mostra del Cinema, e che sarà valorizzato». (r.d.r.)
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