Il soprintendente Antonio Paolucci: legge da rivedere, chi deturpa un monumento rischia poco MARA AMOREVOLI 04-AGO-2005 La Repubblica
"I nuovi barbari ci minacciano e le pene sono troppo leggere' '
FIRENZE — Rabbia e meraviglia. La notizia dello sfregio alla fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati sorprende Antonio Paolucci, ex ministro dei beni culturali e soprintendente del Polo museale fiorentino.
Si temevano i terroristi, invece ecco i danni diunbalordo. «Scherzi della sorte. Quello che mi meraviglia, come pure il sindaco Domenici con cui ho appena parlato, è che sia potuto accadere in piazza Signoria, nello spazio urbano meglio controllato d'Italia e forse d'Europa. È presidiato dal comando dei vigili di Palazzo Vecchio, sorvegliato dalle telecamere in ogni momento, dal nostro servizio di vigilanti che stazionano giorno e notte alla Loggia dell'Orcagna e nel piazzale degli Uffizi e c'è anche il comando dei carabinieri della Galleria. Vivo la rabbia e il dispiacere che sia potuto accadere in un luogo controllatissimo».
Insomma i controlli non bastano, e tanto meno sembrano funzionare come deterrente. «Non bastano perché ci sono dei luoghi che attirano la gente come carta moschicida. Accade a San Marco a Venezia, a piazza Navona a Roma e in piazza Signoria a Firenze. È la democrazia dei consumi e di fatto i flussi turistici portano con sé scorie di matti, teppisti, vandali e mascalzoni».
In questo caso è stato un giovane che lavora a Firenze. «Già, l'autore di una scalata vera e propria alla scultura. Mi chiedo cosa sarebbe della Loggia dell'Orcagna se non ci fosse la vigilanza fissa. Mi ritroverei con le statue mutilate? Purtroppo quello che fino a qualche decennio fa era possibile, ossia i monumenti affidati alla fede pubblica, oggi non lo è più. E un indicatore del livello cre scente di barbarie in cui viviamo. Una volta il controllo si lasciava tranquillamente ai cittadini. Oggi non ce lo possiamo più premettere».
Allora come tutelare opere d'arte e monumenti? Con maggiore sorveglianza? «C'è un'escalation di provvedimenti a cui ci abituiamo con straordinaria facilità. Se solo dieci anni fa, mi avessero detto che un giorno la gente sarebbe entrata agli Uffizi attraversando un metal- detector come nelle caserme o all'aeroporto, mi sarei messo a ridere. Invece oggi è disciplina quotidiana per migliaia di visitatori. In posti con visibilità mediatica e turistica particolare, queste cose possono succedere. Non possiamo che convivere con questa eventualità». E quanto alla pene per i vandali? «E accaduto lo stesso nel '97 alla Fontana dei Fiumi di Bernini a Piazza Navona, quando fu danneggiata da due giovinastri. Se ne parlò molto, infine credo che la pena sia risultata equivalente al danneggiamen-to di un cartello stradale. Forse bisognerà rivedere la legge, visto che si va verso la barbarie. Ma il teppismo si fronteggia male, non è il terrorismo che ha dietro un'ideologia, sono solo poveracci da compatire».
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