MUSEI - A Parigi impazzano i risto-musei. Salatissimi MICHELA RAVALICO 03-AGO-2005 Finanza e mercati
03-AGO-2005
A Parigi i musei si stanno trasformando in ristoranti di lusso per pause pranzo rilassanti o business lunch per chiudere strategici affari. H primo a inaugurare questo nuovo modo di vivere i luoghi d'arte è stato il camaleontico Centre Pompidou. Quattro anni fa, all'ultimo piano del palazzo di arte contemporanea, è stato inaugurato Georges, un lussuoso ristorante con una strabiliante vista sulla città. Da principio il locale aveva come clienti soprattutto gli avventori del museo, ma con il tempo è stato notato anche dai profani di scultura e pittura moderna. E i parigini hanno iniziato a frequentarlo come un qualunque café o ristorante della Rive Gauche. Forti del successo del Centre Pompidou, anche il Louvre, l'Istituto del Mondo Arabo e il Palais de Tokyo hanno prontamente allestito una delle loro sale a ristorante. E. più famoso museo di Parigi, quello che ospita l'enigmatico sorriso della Monnalisa di Leonardo, oggi accoglie oltre a turisti e studiosi delle belle arti anche i modaioli frequentatori del Marly. Se il punto forte del Georges è la posizione panoramica, l'arma segreta del Marly è l'ambiente soffuso e romantico, perfetto per passare una serata in compagnia di mariti o amanti. Lo Zyrab e il Tokyo Eat (rispetti- vamente aperti all'Istituto del Mondo Arabo e al Palais de Tokyo), invece, sono un'irresistìbile calamità per i maniaci del cibo etnico. Quel che subito salta all'occhio, osservando i menù dei quattro risto-musei, sono i prezzi super salati: gli antipasti oscillano tra i 7 e i 24 euro, mentre i piatti principali (primo o secondo) vanno dai 14 ai 39 euro. Per non parlare della carta dei vini, rigorosamente francesi tranne quelli libanesi dello Zyrab, ma tutti sopra i 15 euro. Milano, con il Museo della Scienza e della Tecnica, offre una soluzione più proletaria, ma inserita in un contesto altrettanto antico e pieno di cultura. Con 6 euro tutto compreso si pranza nei chiostri cinquecenteschi dell'ex monastero degli Olive-tani. Non chiedete il foie gras, però.
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