Ferrazza, nuovo Presidente dell'ETI. di RITA SALA www.ilmessaggero.it, 01 agosto 2005
Lunedì 1 Agosto 2005 Chiudi Tradizione e marketing di scena
ROMA Giuseppe Ferrazza, 58 anni, romano, è il nuovo presidente dell’Eti (Ente teatrale italiano). Succede a Domenico Galdieri. Uomo delle istituzioni, è stato stretto collaboratore di Carmelo Rocca, ex Segretario generale del ministero dei Beni e delle Attività culturali e, ancora prima, direttore generale e poi capo dipartimento dello Spettacolo. Lavora a stretto contatto con l’attuale direttore generale dello Spettacolo, Salvatore Nastasi, ed è revisore dei conti di Cinecittà Holding. Conosce a menadito la mappa del teatro italiano, le sue realtà produttive, i suoi uomini. Affronta il nuovo incarico con molte idee e un imperativo assoluto: la qualità, ma ottimizzando le risorse e dandosi da fare per reperire fondi aggiuntivi. Quanto alle finalità dell’Eti, dice: «Premesso che mi consulterò costantemente con il Cda, vorrei riportare l’ente ai suoi compiti originari. L’Eti deve tornare a promuovere e diffondere il buon teatro e, dati i tempi, difenderlo dalla penuria e garantirgli la continuità. Naturalmente, nelle tre direttrici di prammatica: teatro di tradizione, teatro d’innovazione e nuova drammaturgia». Ha in mente, Pino Ferrazza, di acquisire per l’Eti un nuovo spazio romano, destinato soprattutto alla ricerca: «Si pensava al Teatro dell’Angelo, ma è un ’ ipotesi da verificare ed eventualmente concretizzare. Nel caso non si realizzasse, ci sposteremo su altre sale». Solo e soltanto collaborazione, annuncia poi, con i circuiti regionali: «Occorre lavorare insieme, anche in vista del trasferimenti di poteri alle Regioni, ma soprattutto per il valore di una sinergia che potrebbe riportare l’Eti agli splendori (e all’utilità) degli anni Settanta, quando distribuiva spettacoli a una rete di ben 48 teatri. Oggi lavora invece solo sui quattro di propria giurisdizione, due di proprietà, La Pergola di Firenze e il Valle di Roma, e due in gestione, il Duse di Bologna e il Quirino di Roma». E la danza? «Grande attenzione. La danza troverà spazi e considerazione. Tengo a specificarlo fin dall’inizio». Il discorso dei tempi duri i denari che scarseggiano, il sempre minore coinvolgimento dello Stato nella questione teatrale, il grido di dolore di larga parte della base artistica e produttiva trova il neopresidente su posizioni di selezione: «Se vale, per l’Eti stesso, il discorso di reperire fondi aggiuntivi da uno o più sponsor, e l’impegno a ricavare denaro da eventuali sfruttamenti televisivi del prodotto che distribuisce, tanto più questo tipo di spinta dovrebbe animare i teatranti e la loro attività. Io credo si debba scegliere, produrre qualcosa di meno e farlo circuitare di più, gli spettacoli vanno “sfruttati”, cioè visti dal maggior numero di persone possibile, non messi in piedi e bruciati in cinque repliche. Troppa roba in giro, e non sempre da salvare. Bisognerà selezionare». Captiamo l’intenzione, nemmeno troppo sottaciuta, di arrivare, in collaborazione con le televisioni, ai dvd dei migliori spettacoli distribuiti. E la voglia di creare un vero e proprio Eti-Marketing con tanto di sponsor, per cominciare, sui programmi di sala. Infine, un desiderio: «Vorrei riportare in Italia, dopo tanto “esilio”, Eugenio Barba. Credo che l’Eti dovrebbe offrire una casa agli spettacoli di un artista che onora il Paese con il suo lavoro da molti anni, ma ha scelto la Danimarca come sede del l’Odin Teatret».
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