Perché difendo la legge sulle opere d'arte DARIO FRANCESCHINI 06 aprile 2017 LA REPUBBLICA
Caro direttore, le nuove norme sulla circolazione internazionale dei beni culturali sono in dirittura di arrivo. L'articolo 68 del disegno di legge Concorrenza, noto da oltre un anno, razionalizza la disciplina allineandola a quanto avviene in tutta Europa. Il testo, frutto del lavoro di Parlamento, Governo e associazioni, affronta gli annosi problemi del ritardo delle procedure – non (solo) imputabile alla carenza di personale – e della frequente eterogeneità nelle decisioni sull'autorizzazione all'esportazione di opere d'arte. Anche con la nuova disciplina nessun bene vincolato potrà uscire in via definitiva dal Paese né potranno uscire le opere incluse nelle collezioni dei musei: le novità riguardano solo le opere di proprietà privata non vincolate.
Inoltre, per favorire la circolazione dell'arte contemporanea, la soglia temporale per il vincolo è portata a 70 anni (per le norme Ue sono 100 anni) mantenendo la possibilità di vincolare anche le opere di oltre 50 anni e di autore non più vivente, se di interesse eccezionale per il nostro patrimonio. E resta comunque necessaria l'autorizzazione per esportare dall'Italia opere non vincolate, di oltre 70 anni e di autore non più vivente. La norma conferma l'uso dell'autocertificazione, strumento impiegato da tempo in questo settore per agevolare le procedure (la modulistica è sui siti degli uffici esportazione del Ministero). Autocertificare infatti non implica un automatico nulla osta, né è un silenzio assenso; l'amministrazione potrà sempre pronunciarsi e, in ogni caso, per le dichiarazioni mendaci ci sono sanzioni penali. Come già avviene in Europa, viene introdotta, con esclusivo riferimento all'esportazione, una soglia di valore, di 13.500 euro. Al di sotto di tale soglia, anche le opere con più di 70 anni e di autore non più vivente potranno uscire dall'Italia senza autorizzazione; ma ciò potrà avvenire solo a seguito della dichiarazione dell'interessato, verificata dagli uffici che, se lo riterranno, potranno apporre il vincolo. Come ben chiarito ieri su Repubblica, è il valore più basso in Europa (in Francia 150.000 euro, in Germania 300.000 mila euro) e dall'applicazione della soglia restano comunque esclusi reperti archeologici, archivi, incunaboli, manoscritti. La norma favorisce la circolazione all'estero delle opere non vincolate nel pieno rispetto della tutela del nostro patrimonio e introduce misure come il passaporto e il registro informatico. La nuova disciplina lascia inalterato il sistema di tutela del patrimonio culturale di proprietà privata che continuerà a richiedere, per poter vincolare un'opera, la sussistenza di un interesse culturale particolarmente importante e la piena autonomia tecnico scientifica dell'amministrazione nel riconoscerlo. Sorprende quindi che davanti a iniziative meditate e condivise nelle sedi istituzionali per migliorare il sistema di tutela, gestione e valorizzazione del nostro patrimonio si assista a reazioni ideologiche e falsi allarmismi. È già avvenuto per la riforma dei musei statali, il cui successo è sotto gli occhi di tutti, e più di recente per il nuovo regolamento di semplificazione dell'autorizzazione paesaggistica, tanto atteso dai cittadini, che non compromette la salvaguardia del patrimonio. D'altra parte negli ultimi tre anni l'Italia ha stanziato oltre due miliardi per la conservazione e il restauro di beni culturali ed è tornata a essere paese guida nel mondo per la tutela come hanno dimostrato gli ottimi risultati del G7 cultura di Firenze.
*L'autore è ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo
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