LIGURIA - Processo Acquasola Imputati tutti assolti Il park contestato si poteva costruire GIUSEPPE FILETTO 02 marzo 2017 LA REPUBBLICA
L'ASSOLUZIONE è una sorta di reset, sopratutto rispetto agli anni di indagini e di lavoro da parte dei magistrati e della polizia giudiziaria. D'altra parte, è la "bellezza" dei tre gradi di giudizio. E però fin dall'inizio si era capito che la stessa Procura della Repubblica temesse un processo molto difficile, tant'è che non aveva esultato alla lettura della sentenza di primo grado, ritenendola invece un risultato lusinghiero. Dalle prime fasi del dibattimento è emersa - sia da una parte che dall'altra - una ricostruzione opinabile delle norme che regolano la tutela del patrimonio: un'interpretazione dell'articolo 170 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che può essere condivisa o meno. Sicchè, il giudice ieri ha sentenziato l'assoluzione con formula piena: il fatto non sussiste. E già in primo grado gli imputati erano stati assolti per il danneggiamento degli alberi in fase di realizzazione dell'autosilo.
Si ripartirà da zero, nel caso in cui la Procura Generale della Repubblica e le parti offese dovessero ricorrere in Cassazione. In caso contrario, sulla vicenda calerà una pietra tombale e il processo Acquasola sarà storia.
La cronaca invece racconta che Maria Teresa Gambino (amministratrice della società Sistema Parcheggi), Giorgio Rossini e Maurizio Galletti (rispettivamente ex soprintendente ed ex direttore ai Beni Culturali), Rita Pizzone (funzionario della Soprintendenza) e Giorgio Gatti (funzionario del Comune di Genova) erano accusati per violazioni ambientali avvenute durante i lavori preparatori alla realizzazione del parcheggio interrato. In questo contesto si erano costituiti parte civile le associazioni "Comitato Acquasola" e Italia Nostra.
I cinque imputati hanno sempre sostenuto che l'obiettivo era la riqualificazione dei giardini, mentre il pm Francesco Cardona Albini ha ribattuto che il taglio delle piante sane contraddice questa tesi. D'altra parte, gli stessi giudici della Cassazione a suo tempo avevano considerato gli alberi come parte integrante di un parco storico, definito monumento vivente, tanto che avevano convalidato il sequestro.
La condanna finora dagli ambientalisti è stata vista come simbolica, tanto che ieri alla sentenza di assoluzione hanno espresso sconcerto ed allarme. Italia Nostra "pur attonita per l'esito del giudizio, nel quale non c'è traccia della tutela del bene pubblico... resta fermamente convinta della bontà delle iniziative... per difendere il parco storico e che hanno portato, con la transazione raggiunta, a scongiurare la costruzione del parcheggio".
E però 6 mesi di carcere hanno pesato per un soprintendente per i Beni Architettonici e del Paesaggio, un direttore regionale e i funzionari. Seppure tutti ex. «Adesso, per noi è una bella vittoria - commenta Rossini - anche se i processi sono costati al contribuente parecchi soldi, sia in termini di rimborsi spese... sia di tempo per la lungaggine di processi inutili che non dovevano neppure iniziare». L'ex soprintendente ricorda che "per venire incontro alle proteste di ambientalisti e del Comitato Acquasola, l'amministrazione comunale senza sentire i pareri di chi era favorevole al progetto, ha rescisso il contratto alla concessionaria, pagando una somma risarcitoria di oltre 2 milioni di euro". Peraltro, la Corte dei Conti lo scorso luglio ha assolto alcuni ex assessori della giunta Pericu, ai quali come danno erariale la Procura chiedeva 2 milioni e mezzo di euro: lo scomparso Bruno Gabrielli all'Urbanistica; Arcangelo Merella al Traffico e Claudio Montaldo ai Lavori Pubblici; più un dirigente dell'ex Provincia.
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