Verde e niente auto per piazza Castello i modelli sono Louvre e Amsterdam ALESSIA GALLIONE 20 aprile 2016 LA REPUBBLICA
LA CACCIA alle idee è partita. Con Milano che chiama gli architetti di tutto il mondo per ridisegnare piazza Castello. Gli ingredienti di base, però, ci sono già. È giocando con verde e alberi, pezzi di arredo e pavimenti al posto dell'asfalto, che i progettisti dovranno dare una nuova identità a quei 45mila metri quadrati da dedicare ancora principalmente ai pedoni. Guardando a Parigi e ad Amsterdam come modelli. Perché sono queste, per Palazzo Marino, le cartoline con vista torre del Filarete da spedire dal futuro. «Ci dobbiamo immaginare una sistemazione simile a quella dello spazio verde davanti al Louvre o all'ingresso del Rijksmuseum», dice l'assessore all'Urbanistica Alessandro Balducci. Mondi diversi, eppure uniti da elementi comuni da far incontrare anche a Milano. Un monumento che è anche un indirizzo culturale fondamentale e la possibilità di raggiungerlo a piedi, passando tra giardini, magari, o l'ombra di una pianta. Per il Louvre, il Comune non pensa tanto alla piazza con la piramide di vetro, ma all'area antistante. Nel caso del Rijksmuseum di Amsterdam, poi, dove un tempo c'era una strada che entrava nella corte, oggi i visitatori camminano tra file di alberi, erba e acqua. «Dobbiamo cambiare l'immagine oggi molto povera della piazza», continua Balducci. Serve un riordino. «E anche con poco i risultati possono essere straordinari». Si possono ridisegnare i pavimenti e i chioschi, aggiungere panchine, lavorare con il verde. Perché la piazza è immaginata come un «boulevard paesaggistico », una porta di ingresso al Castello, appunto, e al parco Sempione. E linee guida dovranno arrivare anche per gli 85mila metri quadrati di Foro Buonaparte. La politica si è già divisa su un elemento cardine come quello della «priorità pedonale». Ma Valeria Bottelli, la presidente dell'Ordine degli Architetti che sta collaborando con il Comune con la piattaforma informatica «Concorrimi», non ha dubbi: «Non si può tornare indietro: l'intuizione di far diventare la piazza uno spazio di vita è un punto di partenza imprescindibile per rendere le attività del Castello e del parco più permeabili. Prima c'era una cesura creata dal traffico che in un luogo così significativo era svilente ». La sfida, continua, è interessante. E gli architetti risponderanno: «Me ne aspetto almeno 400, anche grossi nomi, visto che per i precedenti concorsi, dalla riqualificazione del cavalcavia Bussa fino alle idee per piazza Scala è arrivata una media di 300-400 proposte. E mi aspetto progetti innovativi, che rendano gli spazi flessibili per eventi temporanei e usi spontanei della gente». Il budget, 12 milioni. Con linee guida del concorso - a cominciare dalla necessità di non far nascere altre costruzioni o di considerare gli Expo Gate a termine - nascono anche da una collaborazione con la Sovrintendenza. E per la responsabile delle Belle arti e del paesaggio Antonella Ranaldi la sperimentazione pedonale ha funzionato: «Quello che abbiamo visto in questo periodo è un ottimo risultato soprattutto perché lo spazio è diventato frequentato. Quello è il fulcro dell'asse che dal Castello arriva a corso Sempione: è già vivo; adesso bisogna capirne il significato e senza snaturarlo renderlo ancora più attrattivo. Non si tratta di aggiungere, ma di sistemare quello che c'è facendolo diventare più percepibile». Per Claudio De Albertis, però, il presidente della Triennale che ha lavorato al concorso per gli Expo Gate e alle idee per le installazioni temporanee durante il semestre, il punto non è quello: «Il tema prevalente è il progetto perché alla pedonalizzazione la gente si è abbastanza abituata. Io farei un concorso aperto che possa prevedere o meno il ritorno delle auto». L'importante, dice, «è risolvere quello spazio e farlo velocemente. Non vorrei che una volta tolti gli Expo Gate, lì tornasse il disordine di prima».
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