Sepolta la villa di Ovidio Tiziana Lapelosa Libero Roma 29/6/2005
■ Non deve essere poi così importante la figura di Publio Ovidio Nasone, nato a Sulmona nel 43 a.C. e mandato a Roma, insieme al fratello, per studiare grammatica e retorica. Nonostante abbia scritto versi ingegnosi e brillanti, che gli hanno fatto conquistare un posto nella storia; sembra che quel che resta della sua dimora non interessi proprio a nessuno. La villa di Ovidio, infatti, è stata rinvenuta circa sei anni fa nel corso dei lavori per la costruzione di una nuova sede dell'Ama e di un ufficio che avrebbe dovuto ospitare l'Anagrafe nel XX municipio. In viale Tor di Quinto angolo via Lupi, però, c'è ancora un cartello. Indica che il cantiere "chiuderà" nel 1999. Siamo nel 2005: i lavori per consegnare all'Ama una nuova sede sono terminati. Ma parte dell'area è ancora delimitata dal nastro, ormai sbiadito dal sole, con la scritta della società che a Roma si occupa dei rifiuti. Con quel nastro e con quel cartello ingiallito verrebbe quasi da pensare che uffici e deposito Ama non siano mai stati consegnati. Invece no. «La nuova sede dell'Ama è stata aperta nel 2000 e funziona perfettamente», fa notare Ludovico Todini, consigliere municipale di Alleanza nazionale. Quel che manca è l'ufficio anagrafe. Doveva sorgere proprio sulla villa di Ovidio, ma i lavori sono stati bloccati per l'importanza della scoperta archeologica e probabilmente l'ufficio sarà inglobato nella nuova sede del XX municipio che dovrebbe aprire in via Flaminia tra due anni. «Vista la straordinaria rilevanza culturale dei ritrovamenti archeologici della probabile villa di Ovidio» , il consiglio circoscrizionale ha votato 1'11 dicembre del 2000 una risoluzione per salvaguardare e tutelare il «patrimonio archeologico, in primis del mosaico di età romana» e la possibilità «di rendere fruibile al pubblico i ritrovamenti». Sono passati cinque anni e i «ritrovamenti» non sono stati affatto «resi fruibili». Ma del destino del sito nessuno sa nulla. Neanche la Soprintendenza visto che ieri negli uffici mancavano le persone in grado di darci una risposta. « Siamo in attesa», sottolinea Todini, «però voghamo capire che cosa succede e, soprattutto, che fine farà la villa» e tutta l'area gestita dalla soprintendenza archeologica.
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