Enti, affari d’oro per i palazzinari. Le sedi Inps, Inail, Inpdap stanno per essere vendute: immobiliaristi pronti di Laura Matteucci L'Unità, 28/06/2005
LA VENDITA degli immobili è un grande affare per gli immobiliaristi e per il pool di banche coinvolte. I prezzi? Bassissimi. A rimetterci sarà lo Stato. Attesa per la sentenza del Tar del Lazio
La vendita degli immobili degli enti pubblici non è solo una dannosa operazione di finanza creativa, ma soprattutto una ghiotta occasione speculativa per i grandi gruppi immobiliari che tra pochi anni potranno mettere le mani su un grande patrimonio edilizio, costruito grazie ai contributi dei lavoratori. «È un intero blocco di potere - dichiara Guido Abbadessa, presidente del Comitato di vigilanza dell’Inpdap - che beneficia di questa operazione: il governo che ha incassato subito i soldi, il pool di banche coinvolte, i grandi gruppi immobiliari che acquisteranno le sedi».
IL REGALO Non si tratta solo di un’operazione di finanza creativa, firmata da Siniscalco nel miglior stile Tremonti. È insieme un’operazione immobiliare e finanziaria di notevoli proporzioni. Poco redditizia per le casse dello Stato, molto invece per i grandi gruppi immobiliari che in Italia sono gli unici a fare fortuna, nonchè per le banche coinvolte, selezionate con «procedura competitiva»: Imi, Barclays Capital, Lehman Brothers e Royal Bank of Scotland. Le banche anticipano e ci guadagnano con gli interessi. Ma non c’è che dire: la vendita degli immobili Inps, Inail, Inpdap è un affare d’oro soprattutto per i palazzinari, già pronti ad acquistare. Non devono nemmeno cambiare la destinazione d’uso, nè si devono occupare della manutenzione ordinaria e straordinaria, che resta in carico agli stessi Enti, nonostante di solito se ne occupi il proprietario. Nè si devono preoccupare del rischio morosità: gli Enti sono una garanzia. Sul governo Berlusconi che per far quadrare i conti s’è venduto casa (396 immobili, spesso di pregio), la sentenza del Tar del Lazio è prevista per oggi. Anche se non è escluso possa slittare ancora di qualche giorno. A ricorrere sono stati gli stessi Consigli di indirizzo e vigilanza (Civ) degli Enti, che si sono visti scippare gli uffici per decreto. La legislatura vigente, infatti, non consente operazioni di questo tipo, la vendita di immobili pubblici ad «uso strumentale» (cioè adibiti ad uffici, appunto) non è consentita, ma il governo ha tentato comunque il colpo. E il patrimonio immobiliare costituito con i contributi versati da intere generazioni di lavoratori può anche sparire, comprato a prezzi fuori mercato da vecchi e nuovi finanzieri. Valutazione media degli stabili, 1.700 euro al metro quadrato. Che già è poco in assoluto, e considerando che si tratta quasi sempre di immobili di pregio situati in zone centrali cittadine è pure meno. Anche il Csm, il Consiglio superiore della mgistratura, rischia il trasloco, visto che i suoi uffici sono di proiprietà dell’Inail. Accadeva a Natale scorso, quando Siniscalco aveva l’assoluta necessità di contabilizzare in Finanziaria il più possibile. Valore dell’operazione, circa 3,3 miliardi, con denaro anticipato dalle banche. Gli uffici sono stati ceduti al Fip, Fondo immobiliare creato ad hoc, e le sue quote immediatamente rilevate dalle banche, che stanno già provvedendo a collocarle. In sostanza le banche hanno messo sul mercato i relativi titoli di investimento immobiliare attraverso il Fip. Che è gestito dalla società «Investire immobiliare Sgr», di proprietà della banca Finnat Euramerica che a sua volta fa capo ai Nattino, una famiglia di finanzieri romani. Gli Enti, i cui uffici sono stati messi in vendita tramite un complicato sistema d cartolarizzazioni, adesso sono costretti a pagare l’affitto. Ragguardevole, circa l’8% del valore dell’immobile. Questo per 9 anni (rinnovabili in altri 9), ma l’Agenzia del Demanio, cui il Fip ha affittato gli stabili, può sempre decidere di far traslocare gli uffici quando vuole.A pagare, in ultima analisi, è comunque lo Stato, attraverso le casse degli Enti dove convergono i contributi dei lavoratori. Per inciso: queste operazioni sballano tutti i bilanci, quando è già nota la polemica sulla contabilizzazione delle spese dell’Inps, che fa sembrare le pensioni italiane le più pesanti d’Europa. Agli Enti resta anche il diritto di prelazione (almeno per i primi anni) nel caso il compratore volesse rivendere, il che potrebbe produrre la straordinaria aberrazione per la quale lo Stato paga due volte lo stesso immobile, oltre ad una considerevole quota di affitto intermedia. Ipotesi dell’irrealtà? Non proprio. Entro qualche mese, anzi, l’Inpdap si potrebbe trovare a ricomprare alcuni stabili commercial i già venduti attraverso le precedenti operazioni Scip1 e Scip2. La Commissione Finanze della Camera ha chiesto più volte un’audizione di qualche rappresentante del governo, che chiarisca i punti oscuri dell’operazione. Ma, come spiega Giorgio Benvenuto che della Commissione fa parte, nessuno si è degnato di rispondere. |