(Milano) Iniziative da «tutto esaurito». La cultura fa audience Armando Torno CORRIERE DELLA SERA cronacaMilano, 26 giugno 2005
A Milano c'è fame di cultura. Questa battuta non è un espediente per parlare di qualcosa o di qualcuno ma la constatazione di quanto sta avvenendo. Tra la tarda primavera e l'inizio dell'estate, anche quest'anno le iniziative culturali sono state caratterizzate dal «tutto esaurito». Dalla «Milanesiana» in corso al Teatro Dal Verme alle letture dantesche di Vittorio Sermonti da poco terminate, dalla filosofia in piazza (Colonne di San Lorenzo) agli incontri in Duomo sulla Bibbia durante il tempo della «pausa-pranzo», dalle iniziative all'Ottagono in Galleria a quelle fatte all'ex Pini per Pier Paolo Pasolini, dalla serata in ricordo di Tiziano Terzani (dove il pubblico che non riuscì a entrare protestò) agli spettacoli del Teatro di Verdura presso la Biblioteca di via Senato via via sino alle interviste con alcuni personaggi alla Triennale. Un'offerta formidabile, per la quale non c'è che l'imbarazzo della scelta. Il denominatore comune di tali eventi è di essere aperti a tutti e di non chiedere denaro per l'ingresso. Il pubblico non manca in alcuna occasione. Del resto, in una città come Milano vi sono otto università, l'Accademia di Brera e il Conservatorio: la somma dei loro studenti è di circa 180 mila; inoltre c'è sempre gente attenta e interessata che preferisce passare una sera ad ascoltare Dante dal vivo piuttosto che instupidirsi davanti ai sempre vuoti e inutili programmi televisivi. Tre riflessioni crediamo siano necessarie. La prima riguarda il fatto che questi incontri non abbiano un costo. E una manna per chi non ha le tasche colme ma ha voglia di conoscere e anche per chi ha già pagato troppe tasse e balzelli per aggiungere al suo bilancio il costo di un biglietto. Vi risparmiamo una «tiritera» sulla crisi e sulla mancanza di denaro, ma siamo sicuri che in questi tempi i primi tagli delle famiglie si abbattono proprio sulle cosiddette spese culturali. La seconda riguarda gli organizzatori di questi eventi. Sono in genere dei privati ai quali giunge, quando tutto è pronto, il sostegno delle istituzioni; o, come si suoi dire, queste ci mettono il cappello a cose fatte. E sia. Purché in futuro le istituzioni non pretendano organizzare, per motivi più o meno partitici, quanto sino ad oggi si sono limitate a patrocinare. Terza considerazione: il segnale che giunge da tali eventi. Coinvolgono giovani e non giovani. Qui vorremmo chiamare in causa le istituzioni, le quali dovrebbero cominciare a ripensare il rapporto che le lega ai cittadini proprio da questo successo delle iniziative culturali. Non è vero, in altre parole, che Dante o la filosofia o la Bibbia non facciano audience: occorre soltanto trovare loro lo spazio giusto.
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