«Il provvedimento non serve a nessuno. A questi oneri provveda lo Stato» di ALFREDO VACCARELLA 25-GIU-2005 Il tempo,cronaca di Roma
«UN PROVVEDIMENTO che non serve a nessuno. In effetti gli editori ne trarrebbero un vantaggio minimo. E a esser penalizzati sarebbero solo gli utenti o le biblioteche».
A parlare è Giovanni Solimine, docente di biblioteconomia all'Università della Tuscia, una delle voci più autorevoli nella campagna contro il prestito a pagamento.
Eppure sono proprio gli editori a caldeggiare la misura, il guadagno delle case editrici e degli autori non sarebbe tale da giustificare il prestito a pagamento, Professore?
«Prendiamo in esame paesi come la Gran Bretagna, dove il prestito si paga. E consideriamo autori di grandissimo successo, ad esempio l'autrice di Harry Potter: dal prestito a pagamento incassa 5 o 6 mila euro l'anno coi quali forse riesce a malapena a pagare il giardiniere, nulla rispetto ai diritti da cinema e televisione».
Da noi cosa può accadere? «In un paese come il nostro, in cui l'uso della biblioteca è sicuramente da incentivare, una misura del genere otterrebbe come effetto solo quello di dissuadere il cittadino dalla frequentazione della biblioteca. Escluso far pagare gli utenti, ma anche far pagare le biblioteche col loro bilancio: l'unico risultato sarebbe quello di far loro acquistare meno libri».
E la misura si ritorcerebbe contro gli stessi editori... «Le statistiche dimostrano che dove c'è una biblioteca che funziona si vendono più libri, la biblioteca è una vetrina per editori e autori. Non solo. I libri che le biblioteche comprano rappresentano una quota non insignificante del mercato. Dire che il sistema bibliotecario danneggia il mercato editoriale è come dire che la compagnia di noleggio d'automobili danneggia la casa automobilistica: un assurdo».
La procedura d'infrazione contro l'Italia sembra però aver segnato la strada... «La soluzione resta quella già adottata in altri paesi europei: se la spesa non deve essere a carico degli utenti e del bilancio delle biblioteche, allora paghi lo Stato. Magari trovando i fondi nel gettito Iva della vendita dei libri».
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