Lo stop della Corte dei conti all'ipotesi dell’archeo-condono Roberto Petrini la Repubblica AFFARI FINANZA, 27 giugno 2005
Il patrimonio dello Stato? Non è solo quelle dei grandi monumenti, delle caserme, delle torri e dei castelli. Ma anche quello costituito dai beni d'arte e anche di questi bisogna fare l'inventario e rendere ragione del loro stato. Lo ha fatto la settimana scorsa il procuratore generale della Corte dei Conti, Vincenzo Apicella, nel corso del giudizio sul Rendiconto generale dello Stato. Le statistiche del nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio, ha detto Apicella, «documentano che una vera e propria spoliazione dell'Italia è avvenuta tra il 1970 e il 2004». In questi 34 anni si sono verificati circa 44mila furti di opere d'arte di cui 950 perpetrati direttamente nei musei pubblici e privati 17mila nelle chiese, 23mila da collezioni private e oltre 2.600 da enti vari. In totale nelle mani dei trafugatori sono finiti 831.992 oggetti. Non si tratta di cose da poco. Apicella ha sottolineato che tra le opere d'arte rubate figurano capolavori, alcuni dei quali recuperati dai Carabinieri, dei quali da decenni si era persa ogni traccia. L'invito della Corte dei Conti è di non lesinare sforzi per contrastare le aggressioni a danno del patrimonio pubblico. Nessun riferimento è stato fatto esplicitamente ma il messaggio può essere inteso anche come un monito all'approvazione di leggi, come quella che pure è stata proposta, dell'archeo-condono. Come si ricorderà un emendamento discusso e poi accantonato durante la passata Finanziaria modificava il Codice dei Beni Culturali. Veniva in sostanza consentito ai privati possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni mobili di interesse archeologico non denunciati né consegnati a norma delle disposizioni del Codice, di acquisirne la proprietà mediante pagamento del 5 per cento del valore. A che condizione? Purché vi fosse «una dichiarazione dell'interessato attestante il possesso o la detenzione in buona fede». Fortunatamente per ora il progetto è accantonato.
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