Ritratto negato: Chiamparino ribatte a Sgarbi Giovanna Favro La Stampa, Torino, 21/6/2005
«Se Vittorio Sgarbi cominciasse ad interessarsi anche di qualche altra città non mi offenderei, anzi sarei contento». La battuta è del sindaco Sergio Chiamparino, dopo la lettera aperta del critico d'arte che s'appella al ministro per i Beni culturali, Rocco Buttiglione, per impedire il restauro del capolavoro «Il ritratto di uomo» di Antonello da Messina, prima concesso e poi ritirato dalla mostra sul Male alla palazzina di caccia di Stupinigi. Il critico chiama in causa il primo cittadino domandandogli di non sottrarre il dipinto al pubblico, e di esporlo in Municipio in attesa della riapertura di Palazzo Madama. La replica di Chiamparino tradisce il fastidio per la nuova sortita del critico: «A differenza di Sgarbi non ho la presunzione di insegnare a tecnici e direttori di musei il loro mestiere». E poi, «i patti si rispettano». Non s'è fatta attendere neppure la risposta di Enrica Pagella, direttore del museo d'Arte antica: «Abbiamo rilevato increspature della pellicola pittorica che potrebbero col tempo determinare danni irreversibili». La lettera di Sgarbi, pubblicata ieri su questo giornale, polemizza con il ritiro dell'opera dalla mostra motivata dalla necessità di verificare se abbia necessità di restauro. Sgarbi non ha dubbi: non solo non necessita di ritocchi, ma si rischia di far danni. Por mano al capolavoro significa rischiare d'intaccarne la bellezza; per di più, per Sgarbi, lo si sottrae ancora una volta - ingiustificatamente - al pubblico: secondo lui, quando gli esperti dell'Opificio delle pietre dure di Firenze lo vedranno, rifiuteranno risolutamente di porvi mano. Di qui l'appello, ancora una volta, a Buttiglione, perché «scongiuri l'insidioso progetto». Il sindaco ricorda innanzitutto che «Proprio perché se ne prevedeva l'invio ai tecnici che avrebbero valutato la necessità di restauro, l'opera inizialmente non doveva essere affatto presente a Stupinigi. Su pressioni mie, dello stesso Sgarbi e dell'assessore Alfieri, s'era convenuto di posticipare l'analisi del dipinto, per esporlo. S'è raggiunto un accordo, che ora va però rispettato». Chiamparino ricorda l'antefatto «per evitare che qualcuno pensi a una vendetta dopo il ricorso al ministro sul parcheggio di piazza San Carlo», quando gli appelli del critico determinarono lo stop ai lavori. L'invito ad attirarsi lo lascia indifferente: «A differenza di Sgarbi non ho la presunzione di insegnare il loro mestiere a sovrintendenti, tecnici e direttori di musei. Dunque non ho titolo né competenza per decidere questa querele. Sgarbi è libero d'appellarsi al ministro. Temo però che finisca come per piazza San Carlo: s'è messa in dubbio la professionalità di esperti e tecnici che avevano ben operato, per poi riconfermarla a distanza di un mese». Quanto a Enrica Pagelli, direttore del Museo d'arte antici, ricorda che il ritiro dell'opera «è avvenuto alla data pattuita nel contratto di prestito», e spiega la necessità tecnica di esaminare il dipinto, nel quale, per di più, «Vecchi fori di tarli che corrispondono a sottili gallerie scavate nello spessore del legno contribuiscono a rendere più fragile la tavola». Per la direttrice «Le indagini in programma sono di tipo diagnostico, non invasive. Porteranno alla luce dati mediti, che sarà interessante confrontare con quelli su altre opere di Antonello».
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