Palermo. Nuovi «gioielli» all'interno del museo Diocesano Vincenzo Prestigiacomo Sicilia, Palermo, 21/6/2005
Il Museo Diocesano si arricchisce di altri due spazi espositivi, una Sala Gialla e una Azzurra, che sono state inaugurate ieri pomeriggio da Sua Eminenza il cardinale Salvatore De Giorgi. Erano presenti: Antonino Lumia, dirigente generale Beni culturali; Adele Mormino, soprintendente per i Beni culturali di Palermo; mons. Giuseppe Randazzo, direttore Museo Diocesano; Salvatore Bordonali, presidente della Congregazione Sant'Eligio; Maria Concetta Di Natale, curatore scientifico del Museo Diocesano. «Il nostro sogno - dice il cardinale De Giorgi - è che i lavori di restauro si possano completare per arrivare al più presto alla cappella del Borremans, che può gareggiare anche con le più belle del Vaticano». E il dottor Antonino Lumia: «Il decreto per i restanti lavori non è stato formalizzato, ma c'è tutta la volontà di recuperare tutta l'ala dell'edificio». «I due ambienti del piano nobile del Palazzo Arcivescovile - spiega mons. Giuseppe Randazzo, direttore del Museo Diocesano, - fanno parte dei saloni di rappresentanza che erano stati chiusi nel 1988. Sicuramente arricchiscono le potenzialità del museo, che così raggiunge le 15 sale espositive con opere dal XII al XIX secolo, in attesa di arrivare al completamento dei restauri con la cappella del Borremans. Il loro uso sarà rivolto a mostre di opere restaurate che si trovano nei nostri depositi e che non trovano posto nell'attuale circuito permanente cronologico». Mons. Randazzo appare fiducioso per il recupero del resto del piano nobile. Sembra che in tempi non molto lunghi l'assessorato ai Beni culturali debba far partire i lavori. In attesa dell'apertura totale si andrà avanti con le due nuove sale per far conoscere le opere invisibili. Le due stanze furono decorate nel periodo in cui era arcivescovo Giovan Battista Naselli (1853-1870). Su entrambe le volte campeggia lo stemma dell'alto prelato, opera probabilmente di Emmanuele o Giovan Battista Palazzotto. E Maria Concetta Di Natale, curatore scientifico: «La fase attuale è stata l'occasione per sistemare alcuni ricchi arredi barocchi del Palazzo Arcivescovile. Nella Sala Azzurra hanno trovato posto due splendide consolle, una rococò e un'altra neoclassica. Poi spiccano due grandi sedie episcopali dello stesso periodo. Abbiamo anche esposto alcuni ritratti degli arcivescovi palermitani tra cui quello di Giannettino Doria, l'arcivescovo legato al periodo della scoperta delle ossa di Santa Rosalia. Senza dimenticare il ritratto di Alessandro Lualdi, fondatore del Museo Diocesano». Il dipinto di Lualdi è opera di Onofrio Tomaselli. Tra le altre opere in mostra, una Pietà, olio su tavola di autore ignoto ma databile alla fine del XV secolo. Proviene dalla Magione, dove la ricorda il Di Giovanni, che l'attribuiva a scuola fiorentina. C'è anche la Santa Rosalia di Giacinto Calandrucci del 1703, proveniente dalla chiesa del SS. Salvatore. La patrona di Palermo appare immersa in un'atmosfera soffusa, con l'evidente intento di conferire all'opera un carattere «antico». Dopo l'esposizione la tela sembra che debba rientrare al SS. Salvatore. Tra gli oggetti che abitualmente stanno nei depositi del palazzo Arcivescovile, anche due tele attribuite allo Zoppo di Cangi. Sono un Sant'Onofrio e un San Girolamo dei primi anni del Seicento. Di autore fiammingo, invece, una «Deposizione», tavola databile all'inizio del Cinquecento. Di buona fattura una scrivania siciliana del 1790 impiallacciata e intarsiata, appartenuta alla Compagnia di San Giovanni Battista di Malta. Non meno prezioso un tavolo dei Governatori della SS. Lega del Peccato al Ponticello, legno intagliato e dorato della fine del '700. Un oggetto veramente curioso è un «Cofano» da viaggio, di manifattura francese. Dice Pierfrancesco Palazzotto,vice direttore del museo Diocesano: «Probabilmente è appartenuto a Maria Amelia di Borbone, moglie di Luigi Filippo I d'Orleans. Sulla cassa sono stampigliate le iniziali».
|