Firenze. San Procolo, crolla il tetto Giovanni Spano La Nazione, Firenze, 21/6/2005
«Edificata probabilmente prima del 1000 e dedicata in origine ai Santi Procolo e Nicomede, già nominata nel 1036, di nuovo menzionata nel 1064, al momento in cui il vescovo di Firenze l'ha donata ai monaci benedettini». Così nel luglio 1991 scrivevano l'allora soprintendente Domenico Valentino e l'ispettore storico dell'arte, Mirella Branca, a proposito della chiesa di San Procolo, tra via dei Giraldi e via dei Pandolfini, in una relazione storico-artistica destinata al ministero per i Beni culturali e ambientali; prove della lontanissima esistenza della chiesetta situata a due passi dal Bargello, e dalla quale prese nome anche uno speciale cenacolo. Prove della sua ricchezza: in special modo «dell'altare maggiore, in stucco con colonne corinzie», dei «pregevoli dipinti, molti dei quali attualmente in deposito presso la Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Firenze». Per Firenze e i Fiorentini San Procolo, pur irrimediabilmente chiusa fin dai tempi dell'alluvione, il portone d'ingresso ancora violato da una fiammata di tre-quattro anni fa, ha sempre conservato un'importanza affettiva. Tra domenica notte e lunedì, intorno all'una, ben due delle tre capriate del tetto sono crollate all'interno e all'esterno della chiesetta. Mura portanti, travi, intonaci, laterizi per complessivi duecento metri quadri di struttura: tutto marcio, tutto sbriciolato. E' tutto troppo vecchio, secondo i vigili del fuoco, che per l'appunto indicano nella 'vetustà' dell'edificio la causa del cedimento. Forse dovuto anche alle raffiche di pioggia della settimana scorsa che hanno dato il colpo di grazia alle capriate. Fatto è che pompieri e vigili urbani hanno transennato la zona e parte dei detriti sono stati raccolti. Chiuse al traffico dei mezzi e al passaggio pedonale sia il tratto di via Giraldi che quello di via dei Pandolfini, sui quali sorge l'antichissimo edificio. Per fortuna non si registrano danni alle persone e alle cose attorno. Ma poteva andare decisamente peggio: come sarebbe andata se il crollo si fosse verificato in pieno giorno anziché all'una del mattino? A ogni modo: i vigili del fuoco hanno inviato, già nelle ore immediatamente successive al cedimento, almeno quattro fax: alla Soprintendenza dei beni artistici e architettonici, al Comune (ufficio urbanistica), al sindaco Domenici e, naturalmente, alla Prefettura. La chiesa è di proprietà dei duchi Salviati, che l'acquistarono il 14 luglio del 1786 tramite il cardinale Gregorio Salviati, che la rilevò dai monaci benedettini della vicina Badia fiorentina per effetto delle leggi emanate dal granduca Leopoldo per contrastare l'eccessiva concentrazione dei beni nelle mani degli ordini religiosi. «Si voleva così eliminare la 'mano morta', la possibilità per taluni, e segnatamente per i religiosi, di non vendere mai», commenta l'avvocato Raffaello Torricelli, 95 anni, decano dei legali fiorentini, ancora in attività. Con un solo accorgimento: «Ho trasferito lo studio a casa...». Gli eredi Salviati proprietari della chiesa sono, pare ancor oggi, più d'una decina. Ma vivono tutti lontani da Firenze, alcuni anche fuori dall'Italia. E, ieri pomeriggio, raggiunto telefonicamente, il geometra Roberto Caso, al quale i proprietari hanno firmato una procura per la gestione di questo bene, ha commentato non senza disappunto: «Non ci voleva questo crollo. Proprio ora che si dovevano fare i lavori di restauro. I duchi avevano contattato un'impresa. No, non saprei dirvi quando sarebbero dovuti cominciare i lavori». Chiusa nel 1966, la chiesa è stata gestita, fino agli inizi degli anni Ottanta, secondo l'istituto ormai superato, desueto, della 'concessione in enfiteusi": la proprietà viene in sostanza sdoppiata tra chi la mantiene (diretto dominio) e chi ne gode (utile dominio), pagando un canone all'arcivescovo di Firenze affinchè lo devolvesse in beneficenza. Ricevettero il bene secondo queste modalità l'avvocato Carlo Donati (nel '22), poi la consorte, quindi, dopo la morte di quest'ultima, l'avvocato Carlo Torricelli, nel 1934. Che, in data 13 luglio 1994, si è affrancato dal bene, riconsegnandolo ai Salviati. La concessione era scaduta già da molto, il 24 settembre 1980. In tutti questi anni, sembra per la difficoltà nel reperire un unico, definitivo interlocutore, sono risultati vani i tentativi di acquisto della chiesa da parte di un albergo di via del Proconsolo e dello stesso Bargello di allargare alla chiesetta i propri spazi museali.
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