La Tav si rivela una fucina di scoperte archeologiche Laura Gigliotti Il Giornale, cronaca di Roma
19-GIU-2005
Ai lavori per la costruzione della linea ferroviaria ad Alta velocità (Tav) Torino, Milano, Roma, Napoli, interessano regioni ricchissime dal punto di vista archeologico.
Si pensi al Lazio e alla Campania per il mondo romano, alla Toscana e all'Emilia per la cultura etrusca.
E si stanno rivelando una «fucina di scoperte», «un'occasione irripetibile per la conoscenza estesa di alcuni settori del territorio nazionale», dice l'archeologo Andrea Carandini illustrando al San Michele, presentì i ministri delle Infrastrutture e dei Beni culturali Rocco Buttiglione e Pietro Lunardi e i responsabili delle Ferrovie e della Tav, Elio Catania e Antonio Savmi Nicci, il primo numero di una collana multimediale dedicato a far conoscere i beni archeologici venuti alla luce durante i lavori nella tratta Roma Napoli che entrerà in funzione a dicembre: 140 chilometri dei 630 totali (la prossima tratta Torino-Novara a febbraio, quindi nel 2007-2008 il completamento), in cui si sperimenta un nuovo rapporto fra grandi opere e archeologia, che ribalta la vecchia logica. «La strada, come la ferrovia., non come barriera o semplice segno sul terreno», precisa il ministro Lunardi, portando ad esempio la ricomposizione del sito di Lucus Feroniae vicino a Piano, cui si potrà accedere dall'Autostrada. La nuova metodologia adottata è la cosiddetta «archeologia preventiva», che ispeziona il sottosuolo usando tutti gli strumenti offerti dalla ricerca più sofisticata come il monitoraggio fotografico e satellitare- «L'archeologia come luogo di convergenza fra cultura umanistica e scientifica», secondo il ministro Buttiglione che mette in guardia dal perico-lo del fondamentalismo di chi vuole conservare sempre tutto. Lo scavo archeologico, in pratica, è solo Fatto conclusivo, programmato ed eseguito con modalità diverse a seconda di cosa si cerca.
«Questo garantisce un alto tasso di successo, riducendo al minimo i rinvenimenti "fortuiti"», ricorda ii direttore generale Anna Maria Reggiani.
E così che sono venuti alla luce i fossili di elefanti dell'antica Valle Latina, terme, antiche fornaci, carbonaie, necropoli, officine dell'età del bronzo, villaggi dell'alto medioevo.
Per ogni ritrovamento il Dvd interattivo, che sarà distribuito in musei e aree archeologiche, fornisce schede storielle, ricostruzioni virtuali, immagini satellitari, e cartografie con i ritrovamenti.
Risultato di questo lavoro sono i 300 siti archeologici, di cui 140 nel tratto Roma Napoli, rinvenuti finora. E messi in sicurezza anche con l'ausilio economico del ministero delle Infrastnitture che finanzia il recupero dei beni con il 5 per cento del valore delle grandi opere della legge obiettivo, tramite Arcus.
Laboratorio di questa nuova metodologia è stato il Lazio. Solo sulla Roma-Napoli dove sono state fatte indagini archeologiche in media ogni 500 metri, i siti di ima certa importanza, sono 140. Lungo i 130 chilometri del tracciato laziale da Zagarolo a Cassino, è stato effettuato lo scavo archeologico di circa 50 siti, di cui mia ventina di grande importanza scientifica.
Fra i ritrovamenti, alcuni dei quali verranno inseriti in percorsi archeologici, da segnalare a. Ceccand il santuario della Grotta, un suggestivo luogo di culto su un costone tufaceo, utilizzato dal IV sec. a.C. all'età cristiana e nelle vicinanze della, via Latina la villa romana con impianto termale e pavimenti a mosaico di Cardegna.
A Colle Noce a Segni un santuario di età romana, a Casal del Dolce ad Anagni un insediamento di età neolitica e a Valmontone una fattoria e una stazione di sosta con terme di età romana.
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