LA SVOLTA CULTURALE Venezia, l'arte, la finanza di MASSIMILIANO FINAZZER FLORY Corriere del Veneto 09-GIU-2005
Dalla laguna alla lacuna: quale svolta politica e culturale imboccare per promuovere la cinquantunesima Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia? L'arte contemporanea, per ora, è ferma all'incrocio: a sinistra lo chic, a destra lo choc. Quest'arte oggi tiene banco. Anzi, tiene e trattiene (le) banche. Sempre di più le opere di arte contemporanea costituiscono l'oggetto di investimenti finanziari di rilevante valore economico. Interessante in questa prospettiva è l'impegno della Fondazione Crt, che fino ad oggi ha investito nel settore 13 milioni di euro, mentre sole quest'anno la Deutsche Bank ne ha spesi quasi 73 per fini culturali e sociali, il 12 per cento dei quali destinati alle belle arti. Naturalmente bisognerebbe leggere nelle pieghe dei finanziamenti per capire se dietro questi numeri si celino anche novità. In Italia, salvo esempi degni di cronaca (a volte giudiziaria), nor si investe in cultura. Il quadro politico è desolante tanto a livello nazionale quanto a livelle locale. Ma consoliamoci, c'è di peggio. Succede anche che in alcuni casi si investa contro h cultura, come quando talune conseguenze de degrado ambientale danneggiano i diffusi e di spersi beni culturali. Va tuttavia riconosciuti la crescente responsabilità del ministero per Beni e le Attività Culturali dal punto di visti di una maggiore e migliore sensibilità verso li bellezza, come valore su cui incardinare 1; partecipazione alla tutela e alla promozioni del patrimonio artistico. In questo contesto l'arte contemporanea può essere un luogo ir cui coinvolgere segmenti del sistema cultura le al fine di fare qualcosa che possa chiamare «strategia»? Segmenti quali l'artista, il critico il gallerista, il collezionista da tempo auspica no il «fare sistema». Ma il mercato dell'arte può essere il luogo in cui la cultura inventi una negoziazione di interessi e valori? Sul fondo di queste domande vi è la speranza che la chiave di volta della vicenda attiene al riconoscimento di un nuovo parametro pei misurare lo sviluppo: il Pii, ovvero Pensiero Interno Libero. La produzione e distribuzione di questo Pii mi paiono necessarie e urgenti per liberare la cultura dalla pedanteria, pei emancipare così anche l'arte contemporanei dalla superficialità modaiola ed abbandonare lo spettacolo dell'«incomprensibile» e del «disgusto» che caratterizzano le star in scena attualmente, non solo dell'arte contemporanea. A tale proposito, forse è utile rileggere il filosofo francese Baudrillard quando affermi «perché una cosa abbia un senso, ci vuole uni scena, e perché ci sia una scena, ci vuole un'il lusione... di movimento immaginario, di sfida al reale». Senza questa capacità di produrre illusione da parte dell'arte, senza la possibilità di seduzione estetica e mitica, non si può nemmeno parlare di scena per il politico. In Questo senso, la presenza a Venezia della mostra di Kiki Smith alla Fondazione Querini Stampalia mette in gioco ciò che gioco non è Significato dei contemporaneo, misteriosi nozione trascurata e traviata. Contemporaneo significa qui essere contro il proprio tempo ma avere allo stesso tempo un'alternativa II contemporaneo dunque non tratta utopie ma illusioni. Ma non è poi questo di cui abbia mo bisogno alla Biennale di Venezia.
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