Al convegno delle Fondazioni bancarie Davide Croff lancia un appello per sostenere l'attività della Biennale di Alessandra Artale Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 09-GIU-2005
Fondazioni private all'assalto dell'arte? Così parrebbe, almeno a sentire quel che si è detto ieri nel convegno, ospitato dalla Fondazione Cini all'Isola di San Giorgio, su «Costruire le collezioni. Fondazioni e banche per l'arte contemporanea» organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Saluti di rito del presidente Andrea Comba e del vice presidente Giovanni Ferrerò, poi la parola passa a Davide Croff, presidente della Biennale, per la verità un po' di fretta, visto gli impegni che ieri devono averlo travolto. Un accorato appello per la «sua» Biennale: «Spero che i soggetti economici, e in particolare le fondazioni bancarie, possano dare un contributo al mondo delle istituzioni artistiche con una partecipazione diretta e lo dico pensando alla Biennale nell'anniversario dei 110 anni dalla sua nascita. Il mio auspicio - ha continuato Croff - è che con la crescita di sensibilità si abbia un ruolo più importante a sostegno dell'arte». Non solo, il presidente spiega anche come le fondazioni bancarie dovrebbero intervenire e cioè mantenendo alta la produzione culturale con una visione a lungo periodo e garantendo un'organizzazione efficiente e capace di realizzare gli obiettivi che i curatori e i direttori dei vari festival q eventi si sono prefissati. La sua ricetta quindi è un mix di alto profilo culturale e perfetta organizzazione. Auguri. Già il suo saluto era in questa direzione, dichiarando «significativo il fatto che questo convegno si è svolto a Venezia proprio nel giorno di apertura della Biennale». Dopo di lui Sir Nicholas Serota, direttore della Tate Gallery di Londra, e Rudi Fuchs, primo direttore del Castello di Rivoli, si sono espressi in toni entusiastici verso le iniziative della Fondazione CRT. A concludere i lavori il ministro per i Beni e le Attività Culturali Rocco Buttiglione che considera comunque fondamentale il ruolo dello Stato nella gestione dell'arte, ma auspica collaborazioni fattive con le fondazioni bancarie, cercando il massimo coordinamento. In realtà, e lo ammette lui stesso, lo Stato non ha soldi per poter far tutto quello che vorrebbe, quindi il futuro dell'arte è «una sinergia fra il pubblico e il privato».
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