Musei a Palermo e il Settecento? Vincenzo Scuderi* La Repubblica, ed. Palermo, 07/06/2005
Nell'articolo su "II grande equivoco dei musei a Palermo" ("Repubblica", 14 maggio) Sergio Troisi mette a fuoco tutta una serie di carenze (per usare un termine onnicomprensivo) di programmazioni e attuazioni di musei a Palermo, su cui non si può non convenire. L'autore stavolta (ma l'aveva fatto i n passato) non cita quello che si configura, ormai, non solo come grave ritardo progettuale — visto che se ne parla anche pubblicamente da oltre tre anni — ma anche come vero e proprio danno agli interessi culturali, civili ed economici della città: la mancata scelta di una sede idonea e l'avvio della relativa progettazione per esporre al pubblico le ricche collezioni di pittura ed arti applicate del secolo XVIII, chiuse da mezzo secolo nei depositi di Palazzo Abatellis e che non trovano assolutamente spazio espositivo in quella sede. Quasi superfluo ribadire la prospettiva di effetto e risultati qualora tali ricche collezioni fossero allogate — ad altro essendo stato già destinato Palazzo Riso — in un Palazzo Sant'Elia o un Albergo dei Poveri, ancora senza sicure ipoteche. Ma non ci dilunghiamo, anche perché è questa la quarta volta che su "Repubblica" viene dibattuto l'argomento. Quando potremo plaudire a una felice determinazione dei noti «organi competenti»?
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