Battaglia di Anghiari, studiosi svelano il muro segreto Marco Ferri Il Giornale della Toscana 7/6/2005
Che esistesse lo si è sempre sospettato. «Saputo» non si può scrivere, perché mancavano le prove. Ieri, forse, lo storico passo avanti. Da un'indagine effettuata con apparecchiature sofisticate, pare proprio che dietro un affresco del Vasari nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ci siano le tracce del «muro segreto» su cui, esattamente 5 secoli fa, Leonardo Da Vinci aveva dipinto la monumentale "Battaglia di Anghiari". L'affresco leonardiano era considerato perduto e, perciò, cercato da altrettanti 5 secoli dagli studiosi di tutto il mondo. A questa «indagine», nonostante si trattasse di una questione «di casa», non ha mai partecipato il Comune che ieri, attraverso l'assessore alla cultura Siliani, si è affrettato a prevedere di valutare «con le competenze scientifiche che avevamo concordato di mettere al lavoro, la portata effettiva di queste rivelazioni». Inoltre, polemicamente, ha definito quanto meno «originale che i risultati di una ricerca fatta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sulla base di una convenzione col Comune di Firenze, debbano essere appresi dall'amministrazione comunale attraverso un incontro pubblico svoltosi altrove. Comunque sulla base di questa convenzione l'impegno nostro era quello di integrare gli studi tecnici con indagini storico-archivistico-artistiche, tanto che fu costituito un comitato scientifico ad hoc perché le pur importanti e promettenti indagini potessero avere un significato solo alla luce di studi più complessivi». Il ritrovamento è stato annunciato dall'ingegner Maurizio Seracini - insieme al professor Rab Hatfield, docente di storia dell'arte della Syracuse University - riassumendo per la prima volta i risultati di 30 anni di studi per individuare quello che è ritenuto una delle massime espressioni del Rinascimento italiano. L'incontro è avvenuto nell'ambito della rassegna «Il genio fiorentino» promossa dalla Provincia di Firenze perché ieri, 500 anni fa, alla «tredicesima ora» del 6 giugno 1505, Leonardo, come ha scritto nel Codice di Madrid II, ha dato il primo colpo di pennello. Strumenti d'avanguardia quali laser scanner, termografie, radar, ha spiegato Seracini titolare della Editech (la prima società nata in Italia nella diagnostica delle opere d'arte), «hanno permesso di scoprire dietro al muro del Salone dei Cinquecento su cui il Vasari ha affrescato la Battaglia di Marciano in Val di Chiana, una sottile intercapedine, creata dal Vasari stesso per proteggere il capolavoro di Leonardo e su cui potrebbero esserci ancora tracce dell'affresco perduto». Questa ipotesi sarebbe confermata non solo da una serie di rilievi scientifici che Seracini ha mostrato nella sua relazione in Palazzo Medici Riccardi, ma anche da documenti di archivio resi noti dal professor Hatfield, intervenuto assieme al presidente della Provincia Matteo Renzi, che risultano coincidenti con i risultati delle indagini dell'ingegnere. Non si può non considerare che il ritrovamento della Battaglia di Anghiari è uno dei sogni degli studiosi della storia dell'arte di tutti i tempi, ma anche uno dei gialli più affascinanti. L'affresco misterioso (di circa 15 metri quadrati), che avrebbe dovuto occupare una intera parete, fu cominciato da Leonardo su uno dei muri dell'attuale Salone dei Cinquecento il 6 giugno del 1505. Doveva raffigurare lo scontro vittorioso, avvenuto il 29 giugno 1440, dei fiorentini contro i milanesi. Purtroppo il maltempo interruppe le prime pennellate e Leonardo lesse questo incidente come un cattivo presagio; le successive vicende dimostrarono che aveva ragione e l'affresco non fu mai completato. In verità la battaglia di Anghiari non fu troppo drammatica in quanto, come annotò ironicamente Machiavelli, vi morì un solo uomo cadendo da cavallo. Leonardo, la lasciò incompiuta perché nel maggio 1506 andò a Milano. Sono andati persi i cartoni preparatori e la conoscenza di questo lavoro è dovuta a una quindicina di copie pittoriche, ad alcune incisioni e a molti disegni autografi di Leonardo. La Battaglia di Anghiari doveva gareggiare con un affresco delle stesse dimensioni, sulla parete opposta del Salone, commissionato al giovane Michelangelo e raffigurante la Battaglia di Cascina del 1364, un'altra vittoria dei fiorentini sugli eterni rivali pisani. Ma quest'opera non fu neppure cominciata. Della battaglia di Leonardo si ha l'ultima traccia nel 1549 quando lo scrittore fiorentino Anton Francesco Doni la descrive come «cosa miracolosa» in una lettera in cui invitava a vederla un amico di Venezia. Quando però, nella prima metà del Cinquecento, salì al potere Cosimo I dei Medici questi commissionò all'architetto Giorgio Vasari un generale riassetto del Salone che fino ad allora era stato sede delle riunioni del Maggiore Consiglio e che divenne così luogo celebrativo della gloria dei nuovi mecenati. Da allora si sono susseguite le ipotesi più diverse sulle possibili tracce del capolavoro di Leonardo, con indagini (negli anni '70) e scoperte collaterali: nel 1993 fu rinvenuto un manoscritto seicentesco di Bartolomeo Cerretani, uno dei protagonisti delle vicende politiche dei Firenze dal 1500 al 1523, che fa riferimento a Leonardo che nel 1505 «cominciò a dipignere la sala del consiglio in quella faccia sopra dove stanno e 12 buoni huomini». L'ultima «indagine» è dell'ingegner Maurizio Seracini, tra l'altro citato anche da Dan Brown nel suo Codice da Vinci per le sue sorprendenti scoperte sulla tavola leonardiana de L'Adorazione dei Magi cominciò 30 anni fa ad occuparsi del capolavoro, ma si fermò nel 1977 perché, «non c'erano i mezzi tecnologici di cui ora si può disporre». Così dal 2000 ha ripreso le sue ricerche ed ha effettuato migliaia di rilevamenti, scoprendo tracce, anfratti, fessure, finestre grazie ad apparecchi sofisticatissimi quali termografia, radar, endoscopie, laser scanner, ultrasuoni. Tra le prime reazioni alla notizia, quella di Carlo Pedretti, direttore dell'Armand Hammer Center for Leonardo Studies, University of California, Los Angeles e considerato il massimo studioso di Leonardo. «I risultati finora conseguiti rappresentano un importante e prezioso contributo allo studio, ma la fase conclusiva del progetto potrebbe avere anche un esito spettacolare».Infine il commento a caldo del Soprintendente al polo Museale Fiorentino, Antonio Paolucci: «Che c'era qualche traccia l'abbiamo sempre saputo - ha detto - ma non credo che, proseguendo nelle indagini, troveremo molto. Anzi lo escludo. Se il suo affresco Vasari l'ha dipinto lì, vuol dire che di quello di Leonardo ce n'era rimasto pochissimo. Vasari non era mica stupido...»
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