"Acquasola, politici salvati" - il Parco ritrovato. Intervista all'ex soprintendente Michela Bompani 19 maggio 2015 LA REPUBBLICA
«NELLA vicenda dell'Acquasola, la soprintendenza è rimasta con il cerino in mano: non c'è un politico coinvolto in alcuno dei procedimenti in corso»: parla Giorgio Rossini, ex sovrintendente per i Beni architettonici della Liguria, e dopo essere stato assolto dalla Corte dei Conti, si trova ancora coinvolto nel primo grado di giudizio di un processo penale, insieme al suo ex collega, anche lui in pensione, Maurizio Galletti, a un funzionario della soprintendenza ed un ex dirigente del settore pianificazione urbanistica del Comune per il parcheggio sotto l'Acquasola.
Acquasola Rossini accusa "Noi soli a pagare gli errori di tutti"
«NELLA vicenda dell'Acquasola, la soprintendenza è rimasta con il cerino in mano: non c'è un politico coinvolto in alcuno dei procedimenti in corso»: parla Giorgio Rossini, ex sovrintendente per i Beni architettonici della Liguria, e dopo essere stato assolto dalla Corte dei Conti (ma è ancora pendente il ricorso), si trova ancora coinvolto nel primo grado di giudizio di un processo penale, insieme al suo ex collega, anche lui in pensione, Maurizio Galletti, a un funzionario della soprintendenza ed un ex dirigente del settore pianificazione urbanistica del Comune per il parcheggio che si doveva realizzare sotto l'Acquasola a Genova. E Rossini si toglie qualche sasso dalla scarpa: «Il Comune avrebbe potuto bloccare, allora, ma non volle pagare la penale, che ora pagherà il sindaco Doria. Due milioni ». Sta scrivendo sul giardino dell'Acquasola e sorride: «Carlo Barabino, era un ottimo architetto, ma un pessimo paesaggista, piantò gli alberi sulla spianata dell'Acquasola che è un cumulo di macerie».
Architetto Rossini, si sente solo?
«Sul banco degli imputati ci sono solo due ex sovrintendenti, il funzionario responsabile del procedimento, il dirigente del Comune e la presidente di Sistema Parcheggi. Nessun politico. Non un sindaco, non un assessore».
Ma perché la soprintendenza non bocciò il parcheggio?
«Avevamo già corretto un progetto del 1990, molto impattante, collegato alla fermata metro di Corvetto, mai realizzata. E Sistema Parcheggi era già concessionaria».
E cosa è successo?
«Nel 2003 il Comune rivede il progetto e istituisce l'Osservatorio per la vegetazione dell'Acquasola, presieduto da un'esperta, Annalisa Maniglio Calcagno. Anche se degli aspetti vegetazionali se ne occupava la Provincia».
E cosa fece la Provincia?
«Modificò, contestualmente al progetto per l'Acquasola, il piano del verde, i maligni dissero per fare entrare il progetto dentro i criteri».
Non avete mai dato pareri negativi però.
«Abbiamo chiesto modifiche del progetto, nel 2004, Galletti, e nel 2005, io stesso. Tagliare meno alberi, aumentare lo spessore della terra. C'é un vincolo architettonico, sull'Acquasola, non paesaggistico. Non potevamo bloccare un progetto già autorizzato, anche da noi. Il Comune poteva bloccarlo».
In che modo?
«Rifacendo la conferenza dei servizi, così da riaprire il procedimento: noi lo avevamo consigliato, perchè non è stato fatto? » È anche colpa del progettista ottocentesco dell'Acquasola, Barabino?
«Un pessimo paesaggista. Il giardino sorge sui mucchi dell'Acquasola, una discarica di detriti. Perciò gli alberi si ammalano ».
Che idea si è fatto?
«Perché la procura non si è mossa in altri casi di parcheggi: sotto villa Gruber o villetta Di Negro? Forse il parcheggio all'Acquasola dava fastidio a qualcuno?» Se avesse dovuto decidere lei, nel 1990, su parcheggio sì o no all'Acquasola, cosa avrebbe fatto?
«Lo avrei bloccato».
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