Bassano Romano. Rinasce la villa da set. Al via il restauro di Palazzo Giustiniani-Odescalchi Paolo Brogi CORRIERE DELLA SERA – Cronaca Roma
Stop alla rovina del Palazzo Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano, immortalato dal cinema in celebri sequenze come la festa dei nobili nella «Dolce vita». E usato sempre come set, mentre purtroppo non se ne arrestava il degrado, anche dal cinema di De Sica, Monica Vitti, Alberto Sordi (vi è ambien-tata buona parte de «L'avaro»). Oltre tre milioni di euro sono stati destinati dal ministero dei Beni culturali al recupero dell'importante struttura che sorge nel centro del paese del viterbese. Soldi ricavati dal Lotto (dalle trancile del 2001 e del 2004). Molti di meno dei 17 milioni di euro inizialmente previsti, ma anche molto di più della succes-siva riduzione a 642.420 euro (con un taglio di ben il 96 per cento su quanto originariamente previsto), ipotesi che aveva portato gli amministratori del Comune a manifestazioni e proteste pubbliche. La buona notizia arriva ora dopo il tramonto dell'interesse avanzato dal Senato e dal presidente Pera che erano stati solleticati dall'idea di farne una foresteria di rango, ristrutturandolo a proprie spese. Il palazzo nel frattempo ha subito notevoli danni nel corso soprattutto degli ultimi anni, in particolare nelle coperture dei tetti, attraverso alcune infiltrazioni che hanno attaccato il salone affrescato da Paolo Guidotti e infine per i danni rilevanti che riguardano la bella Casina di Caccia. «Partiremo col cantiere a maggio» annuncia l'architetto Agostino Bureca della Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici del Lazio. Il feudo bassanese. in origine degli Anguillara, fu acquistato nel 1595 dal ricco commerciante e finanziere genovese Giuseppe Giustiniani, riparato a Roma dal lontano Oriente; la Villa fu restaurata e configurata nello stato attuale dal figlio Vincenzo (Chio 1564-Roma 1637) sul principio del Seicento per farne la propria casa-museo, rappresentativa sede di importanti collezioni antiquarie e di arte contemporanea e aristocratico luogo di riservate e dilettevoli attività e privilegiate frequentazioni. Passata a metà Ottocento alla famiglia Odescalchi, contiene un prezioso ciclo di affreschi, opera di importanti artisti dell'epoca (Francesco Albani, Bernardo Castello, Antonio Tempesta e soprattutto il Domenichino). «Che dire? Due mesi fa avevamo scritto a Ciampi -dice il sindaco Giuseppe Marchetti- Qualcosa ora si farà. Bene, ma non basta. La villa, con i suoi 23 ettari di proprietà, il giardino e tutto il resto, merita ben altro». Pragmaticamente Bureca fa l'elenco delle priorità: «Inizieremo con il giardino e col ponte. Poi ci occuperemo dei tetti, la copertura e i prospetti della Casina di Caccia, sistemeremo la corte e il cortile. Partiamo così e poi speriamo di trovare strada facendo altri soldi». E gli affreschi? «Necessitano di restauri, ma non è un problema urgente. L'unico salone colpito da infiltrazioni è quello del Guidotti».
|